Page 40 - Giugno/Luglio_offline_v2.indd
P. 40

STORIA E TRADIZIONE
I TARANTATI
Per i “tarantati”, la cura pre- vedeva l’esorcismo in una at- mosfera raccapricciante, stra- na, decisamente inusuale come quella raccontata da De Marti- no nel primo incontro con ”ta- rantata”.
L’unico vano della miserabile di- mora, riceveva luce da una por- ta e da un finestrino così piccolo in alto che tutto sarebbe stato avvolto nella penombra se due candele non avessero, come potevano, diffuso nell’intorno il loro incerto chiarore. Addossato alla parete di fronte all’ingres- so vi era un letto in disordine, il cui piano si inclinava verso il pavimento, come per favorire lo scivolare al suolo di qualcuno che non volesse o non potesse alzarsi con le sue forze.
Al di sopra, alcune immagini sacre in una cornice di fiori di carta creavano sulla parete un rustico altarino. Sul comodino, accanto al letto, quadri di San
Paolo e San Pietro, e una boccia della miracolosa acqua di San Paolo attinta dal pozzo di Ga- latina. Per delimitare lo scenario del rito, ovvero il perimetro ce- rimoniale della danza, un am- pio lenzuolo disteso su coperte copriva il pavimento del vano, e sul lenzuolo, in un angolo, un cestino per la raccolta delle of- ferte, con ulteriori immagini di San Pietro e San Paolo in colori vistosi.
Nei limiti segnati dalla bianca tela si trovava la tarantata, in bianco come la tela su cui dan- zava, la vita stretta da una fa- scia, la nera capigliatura sciolta e ricadente sul volto olivastro, di cui si intravvedevano i trat- ti immobili e duri con gli occhi chiusi e socchiusi, come di son- nambola, mentre barbiere violi- nista, chitarrista, fisarmonicista e tamburellista si producevano nella vibrante vicenda della te- rapia sonora.
LA PIZZICA NELLA STORIA
La prima fonte risalente al 20 aprile 1797, si riferisce al ballo che la nobiltà tarantina offrì a re Ferdinando IV di Borbone per la sua visita diplomatica nella città. Il testo parla di “pizzica pizzica” come di una nobilitata tarantella.
Già dal XIX sec secolo la pizzi- ca si è legata alle pratiche te- rapeutiche coreo-musicali del tarantismo, ma è accertato che dal XIV secolo in poi, musici e tarantolati hanno usato, per curare e curarsi dal veleno di tarantole e scorpioni, le danze locali del periodo, alternate, succedute, o adattate, lungo il corso dei secoli. Alcune (more- sca, pastorale, spallata, catena ecc.) hanno avuto ampia circo- lazione ben oltre l'area puglie- se e lucana e sono presenti in altre regioni europee.
La pizzica pizzica era essen- zialmente una danza ludica di momenti di festa e convivialità sociale, ma veniva inoltre prati- cata durante i rituali terapeuti- ci dai morsicati (veri o presunti) dalla tarantola “Lycosa taran- tula”.
La pizzica è stata eseguita da molti strumenti musicali: dalla zampogna sino ai primi decen- ni del XIX secolo (nel Materano ancora oggi), da vari aerofa- ni agro-pastorali, da violino e mandolino.
La fondamentale scansione rit- mica del ballo era determinata dal tamburello, dal cupa cupa (tamburo a frizione), dal trian- golo, dalle castagnole (oggi scomparse nell'uso della cop- pia, una per ciascuna in mano del/la ballerino/a) e da altri
40 Piaceri d’Italia


































































































   38   39   40   41   42