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i personaggi che si distinguevano, i progressi che la sua regione faceva. Quando Lenoci qualche anno fa alla Sala Montanelli del Circolo organiz- zò l’omaggio a Martina Franca per i suoi 700 anni, con un pubblico che traboccava, la notizia del successo si diffuse in un baleno raggiungendo la stessa Martina, dove il professore ha parlato più volte a Lions, Rota- riani, Soroptimist, artigiani, confe- zionisti, confraternite e studenti...
QUINTO PIANO
DI PIAZZA DIAZ
Lo sento spesso al telefono Fran- cesco e a volte vado a trovarlo nel suo studio al quinto piano della Terrazza Martini, dove negli anni 60, all’ultimo piano, incontrai per il mio giornale di allora Arnoldo Foà e altre personalità dello spettacolo. Dalla finestra del suo studio si può lanciare lo sguardo verso la Piazza del Duomo, la Cattedrale e l’ingres- so della Galleria Vittorio Emanuele. I locali sono pieni di libri e di faldo- ni, ma la scrivania è sgombra. An- nalisa, la segretaria, signora dolce e preparatissima, lavora vicino alla finestra dell’ingresso.
Ogni volta che vado a fargli visita Lenoci tesse le lodi di Abbascià, di ciò che ha costruito iniziando da semplice garzone di fruttivendolo; dice che Bisceglie, i cui prodotti del- la terra prendono le vie dell’Europa, ha dedicato a Dino una scuola e il mercato Ortofrutticolo. Abbascià era pure giornalista, spesso ha scrit- to della sua “culla”. Come gli uccel- li che tornano sempre al nido, non mancava di fare un salto nella sua città, accompagnato da sua moglie Teresa. Come Francesco, che ha Martina Franca e il suo Festival nel cuore. Ho voluto comporre questo ritratto per affetto e anche perché Francesco, terminata la clausura imposta da quel cecchino spietato chiamato “coronavirus”, sta per ri- prendere i suoi viaggi culturali.
Dall'alto: tipiche ceramiche di Grottaglie, Polignano a Mare: splendido tramonto
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