Page 115 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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SOLOXE E LA. SUA LEGISLAZIONE. 105
più ci doveva esser lotta , per le condizioni in cui i poveri eran
gettati dai ricchi, a Quelli, infatti, eran tutti pieni di debiti.
» Quindi 0 dovevan lavorar la terra rilasciando ai ricchi , loro
» creditori, la sesta parte dei prodotti (ed eran chiamati per
» questo sestiari mercenari), o, non potendo pagarei debiti, do-
» vevan consegnare sé stessi in balia dei creditori, i quali gli
» tenevano per loro schiavi, oppure gli vendevano in paese stra-
» niero. Molti anche si trovavan costretti a vendere i propri
lì figlioli (chè nessuna logge lo proibiva) e a fuggire la crudeltà
'
» dei creditori abbandonando la patria. »
Del contrasto fra quei tre diversi parliti, non ce n’è rac-
contata nessuna particolarità dalla silenziosissima storia di quei
secoli. A ogni modo e’ non poteva render forte nè prospera la
e perciò, e fors’ anche per 1’ esempio che n’ aveva dato
città ;
Sparla da più di due secoli, e per la pace interna che glien’era
derivata, si riconobbe, nel 62 i, la necessità di regolare la legi-
slazione civile e criminale, o di .sostituire un codice scritto al
diritto consuetudinario di cui fin allora s’era fatto uso. L’inca-
rico ne fu dato all’ arconte che era in quell’ anno Dracone ; e
questo fece leggi di tanta severità che si disse essere state scritte
col sangue. E’ puniva infatti colla morte tanto l’ozio e i piccoli
furti di erbaggi e di fruita, quanto gli omicidi e i sacrilegi ; e si
dice cbrinterrogalo del i>erchò di tal cosa, rispose che i piccoli
delitti gli credeva degni della pena di morte, e pei più gravi non
aveva potuto trovare una pena maggiore.
Le leggi di Dracone, malgrado la loro severità, forse anzi
appunto per quella, rimasero inefficaci. Quindi i disordini rico-
minciarono con più vigore ; e come avviene facilmente quando
un popolo si trova in condizioni più o meno anarchiche, cosi
allora ad Atene non mancò 1’ ambizioso che tentasse d’ approfit-
tarne per ristabilire a suo prò la monarchia. Fu questo l’ ateniese
Cilene, della classe dei nobili, che, oltre a un’alta posizione di
famiglia, godeva molta celebrità personale per una vittoria ripor-
tata ai giochi olimpici, e aveva accresciuto la sua infiuenza spo-
sando una figliola di Teagene tiranno di Megara. Sulle sue inten-
zioni d’impadronirsi della signoria d’ Atene, e’ consultò l’ora-
colo di Delfo, e n’ebbe iji risposta, che cercas.se d’assalire la
cittadella nel mentre che si celebrava la gran festa di Giove. Era
I Plutarco, Solane, 13.