Page 11 - R.L. Stevenson
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un'inebriante temerarietà, un flusso di scomposte visioni sensuali che affluivano all'immaginazione come attraverso la gora di un mulino, mentre cadevano le catene delle convenzioni, e una libertà sconosciuta ma non innocente dell'anima.
Capii da solo, al primo alito di quella nuova vita, di essere più malvagio, dieci volte più malvagio, venduto come schiavo al mio male originale; e un simile pensiero, in quel momento, era corroborante e delizioso come vino. Tesi le braccia, esultante per la freschezza di quelle sensazioni; e nel compiere il gesto mi accorsi all'improvviso di come la mia statura si fosse ridotta.
A quell'epoca, nel mio studio, non esisteva uno specchio; quello che mi stava vicino mentre scrivo vi è stato portato in seguito, in vista appunto di quelle trasformazioni. La notte, comunque, era sfociata nel mattino- un mattino che, per quanto buio, era ormai prossimo a concepire il giorno -, e gli abitanti della casa erano immersi nelle ore del sonno più pesante; io allora, nell'esaltazione della speranza e del trionfo, decisi di avventurarmi nella mia nuova forma sino in camera da letto. Attraversai il cortile, sotto lo sguardo- sbalordito, mi venne fatto di pensare - delle costellazioni: prima creatura del genere che la loro insonne vigilanza mai avesse disvelato, sgusciai lungo i corridoi, straniero nella mia stessa casa, e giunto nella mia stanza vidi per la prima volta l'aspetto di Edward Hyde.


































































































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