Page 47 - L'INVENZIONE DEL BUIO
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Lui - Eccomi, sono qui!
Io - Che ci fai là dentro? Guarda come ti sei conciato! Da
quanto tempo ti sei perso?
Lui - Scusa. Siediti, ho qualcosa da dirti.
Io - Sono già seduto, non vedi?
Lui - Devo essere scivolato. Ma ascolta che cosa ho scoperto.
L’intercapedine era una grotta o comunque a un certo
punto mi sono ritrovato in qualcosa che somigliava a
una grotta. Me ne sono accorto perché, essendo buio,
ho dovuto procedere a tentoni. E così seguendo il tatto
sono piombato in un universo sconosciuto, sospeso tra
la meraviglia e l’orrore. A mani nude ho percorso cave
scoscese di tufo, precipitando in aspri turbinii di polvere
fra improvvise cascate di ciottoli. Ho lottato per risalire.
Poi, il tempo di riprendere fiato, mi sono inerpicato
su una collina irta di conifere secolari. Ho passeggiato
a piedi nudi su odorosi prati di muschio, e di nuovo
ho dovuto lottare per non cedere alla tentazione di
abbandonarmi a quella quiete mortale. Infine, seguendo
un rivolo d’acqua che mi scorreva tra le dita dei piedi,
sono finito in questo stagno, avvolto fra le alghe e
inzuppato di limo. Vuoi sentire? Avvicinati. L’acqua è
salmastra ma ci sono interessanti screziature di ruggine e
muffa…
Io - Esci subito! Ti verrà un raffreddore. E poi non credo
che sia il caso di continuare a regredire. Dovremmo
cercare invece di edificare il regno delle idee chiare,
semplici, eterne. Geometria o degenerazione! A
proposito, che ci fai con quella benda sugli occhi? Non
mi dirai che non hai visto nulla di quello che ti ho
mostrato?
Lui - No. Cioè, forse ho intravisto qualcosa. Però ho sentito
tutto. Attentamente.
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