Page 55 - L'INVENZIONE DEL BUIO
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Lui - Prendi fiato. Ora siamo al sicuro.
Io - Ti rendi conto? Non riesco ancora a capacitarmene.
Lui - Arriva un momento in cui sei costretto a metterti in
pericolo, se vuoi salvarti.
Io - In che senso?
Lui - Un giorno ti alzi e scopri che il pericolo è cresciuto
intorno a te come una giungla. Ci sei dentro fino al collo.
24 ore su 24, senza respiro. Inutile cercare di allontanarti,
di prendere le distanze. Prendere le distanze da cosa? Sei
in mezzo a una giungla! Il pericolo è ovunque. Magari ti
sposti, temendo che dove ti trovi si annidi una terribile
minaccia, e finisci vittima di una minaccia peggiore.
Sopravvivi se accetti che non sei più a casa tua. Che sei
solo un ospite, un intruso.
Io - Mi sono sentito proprio così.
Lui - Non è una situazione facile da gestire. Ammettere
di essere circondati dal pericolo richiede un enorme
dispendio di energie, soprattutto psichiche. Senza
nemmeno rendertene conto, adotti delle strategie di
evitamento. Il cervello non ce la fa ad accettare quello
che stai vivendo. La realtà diventa intollerabile e
allora semplicemente la neghi. “Non può essere!” Per
non impazzire decidi di evadere. Immagini di poterti
trincerare in un’oasi di normalità. Cedi alla tentazione
di ricreare, tra belve feroci e insidie mortali di ogni tipo,
qualcosa che somigli a una vita quotidiana. Ed è in quel
preciso momento che cominci a dissociarti. E che accetti
l’idea di soccombere. Anzi che sei già morto, un po’
come l’alpinista disperso fra i ghiacci il quale, nonostante
l’esperienza, si convince che un sonno ristoratore non
potrà nuocergli…
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