Page 67 - L'INVENZIONE DEL BUIO
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Io   - Che cosa c’è lì?
          Lui - Dove?
          Io   - Accanto a te. Lo stai accarezzando, credo. Ormai è quasi
               notte, non vedo bene. 
          Lui - Ah, ti riferisci a questo. Fantastico! Mi piace il verde
               acre della mentuccia calpestata che salta fuori da
               questi tappeti dolciastri di escrementi. Si leva a tratti,
               con pungente intensità, quando infili la mano nella
               superficie setosa. Così, vedi? E poi mi piace soprattutto
               quando si sfrega addosso lasciando sulla pelle ruvide
               tracce appiccicose di lumaca. Come adesso, vedi? Mi fa
               compagnia. E anche un po’ di tenerezza.    
          Io   - Ma è una capretta! Ti stai facendo leccare da una capra
               selvatica. Dove l’hai scovata?
          Lui - Non so. È venuta lei.
          Io   - Scusa, non ce la faccio più con questa benda. Noto che
               l’hai tolta anche tu. Fammi capire: in conclusione, vedi
               o non vedi?
          Lui - Non saprei dirti di preciso. Credo di vedere in modo
               diverso.
          Io   - Vedi di più o di meno?  
          Lui - Non ti ho raccontato tutta la storia. Il mio apparato
               sensoriale era già alterato quando mi sono messo in
               viaggio verso la Terra. Inoltre non è un problema che
               riguarda solo me. Dopo la Grande Catastrofe c’è stata
               una mutazione che ha interessato intere generazioni.
               Non entro nel merito degli elementi tecnici. Non
               capiresti. E poi non è l’aspetto decisivo. Sono gli effetti
               che ci interessano. Noi la chiamiamo volgarmente
               roulette sensoriale.
          Io   - Tipo gioco d’azzardo? O roulette russa?  

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