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e,  infine,  le  interazioni morfiche proposte da Sheldrake tra i sistemi biologici.
               Esponendo la sua concezione della vita Laszlo afferma:
               ”Sembra che le interazioni con il vuoto quantistico non siano limitate alle particelle
               elementari, ma  possano interessare anche entità macroscopiche come i sistemi
               viventi...  (e) …  persistere  anche  in assenza  degli  oggetti che  li hanno  generati”   E
               ancora: “L’esistenza di questi fantasmi nel caso di tessuti viventi è stata confermata
               dagli  esperimenti  di  Vladimir  Poponin  e  del  suo  gruppo  dell’Istituto  di  Fisica
               Biochimica dell’Accademia russa delle Scienze. Poponin, che ha successivamente
               ripetuto l’esperimento presso l’Heartmath Institute degli Stati Uniti, ha posto  un
               campione di DNA in una camera a temperatura controllata e lo ha sottoposto ad un
               raggio laser.
               Ha constatato che il campo elettromagnetico circostante la camera mostra una
               struttura specifica, pressappoco come atteso. Ma ha constatato che questa struttura
               persiste a lungo dopo che il DNA in questione è stato rimosso dalla camera irradiata
               dal laser.
               L’impronta del DNA nel campo continua ad essere presente quando il DNA non c’è
               più”.
               In conclusione Sheldrake formula l’ipotesi che la non localizzazione, uno dei principi
               fondamentali della fisica  quantistica, sia essenziale per la comprensione dei  campi
               morfici, in quanto le parti di un sistema quantico entrate in contatto almeno una volta,
               continuano a mantenere la loro connessione, scambiandosi informazioni in  modo
               istantaneo, poiché probabilmente unite da un campo quantico profondo.
               Egli ha infatti sostenuto, dopo aver incontrato David Bohm ed essersi confrontato a
               lungo con lui, che la sua teoria rivela moltissime similitudini al paradigma olografico
               proposto da Bohm.



















               La teoria della risonanza e i campi morfici
               L'idea che ogni membro di ogni specie, attinga alla memoria collettiva della specie, si
               sintonizzi  con i  membri passati della  specie  e  a  sua volta  contribuisca all'ulteriore
               sviluppo della specie, comporta una specie di "risonanza" fra gli individui e i gruppi
               della specie (per esempio i sottogruppi, razze, etnie, gens, famiglie, ecc., nel caso
               umano). Nel libro The Presence of the Past, Sheldrake avanza l'ipotesi che i "campi
               ricordi" non siano effettivamente memorizzati nel cervello, ma piuttosto che possano
               essere memorizzati in un campo di informazioni al quale si può accedere mediante il
               cervello. Se questo fosse dimostrato, ciò avvalorerebbe la tesi che la coscienza umana,
               i nostri ricordi personali e il nostro senso dell'io possano sopravvivere alla morte


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