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non è stato uno dei naufragi più grandi, ma è stato un naufragio che ha permesso il recupero di corpi dei precedenti.
In prima fila c’erano le bare bianche e poi ce n’era una grande. Lì hanno riposto una donna che aveva i leggins ed è venuto fuori il feto che era ancora attaccato al cordone ombelicale, non poteva essere riconosciuto come individuo. Hanno conservato quindi nella bara bianca la donna con quel corpicino ancora attaccato con il cordone ombelicale. La cosa terribile è pensare che questa donna abbia partorito con gli spasmi della morte, dentro la stiva di una barca che doveva essere invece l’inizio della nuova vita. È stata la cosa che ha mi ha sconvolto maggiormente, ho cancellato il bambino dall’elenco dei corpi, anche se lo continuo a considerare una persona perché sarebbe potuto nascere. Abbiamo accolto tanti neonati, anche orfani che avevano perduto la madre e il padre sul barcone, e anche lui poteva essere uno dei tanti bambini che nascevano per vivere una nuova vita.
Ritengo importante che si sia ottenuta l’istituzione di questa giornata del 3 ottobre perché sono già trascorsi sei anni e i ragazzi che oggi hanno 18 anni erano bambini di scuola media allora e, se non ci fosse questa giornata, questi corpi insieme a tutti gli altri tornerebbero nell’indifferenza. Al contrario, ricordare loro e quella giornata a sua volta fa ricordare tutti gli altri, quelli che ancora oggi continuano a morire, nonostante quella giornata.
Barroso e Letta si inginocchiarono davanti alle bare e promisero mai più morti, una promessa mai mantenuta e, anzi, pur di non veder più quei morti, hanno cominciato la guerra alle ONG per cancellare ogni testimone dal Mediterraneo, non solo le persone che fanno i soccorsi, ma anche i
testimoni di questa grande tragedia. Non posso che ringraziare per quello che si sta facendo e per quello che si continuerà a fare.
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