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Data 14 settembre 2017 Pagina 38
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Spettacoli
GIOVEDÌ 14 SETTEMBRE 2017
Stefano D’Orazio ha detto
«sì» a Tiziana Giardoni,
sua compagna da oltre 10 anni
Si è sposato a 69 uno dei componenti dei «Pooh»
AL TEATRO ALIGHIERI DI RAVENNA
HA TRIONFATO
CON «AIDA»
IN FORMA
DI CONCERTO
RAVENNA
PVittorio Testa
oco dopo la mezzanotte, Riccardo Muti sta firman- do autografi da un’oretta buona, mezzo teatro si è messo in fila per avere un
ricordo della fastosa serata, il mae- stro lavora rapido di pennarello nero e sorrisi, è di umore smagliante che rende lieve la fatica di quest’Aida dal- l’esito trionfale. Il primo elogio è per l’Orchestra giovanile Cherubini, i suoi ragazzi che giovanilmente scia- mano nella notte, lucciole sulle bici, la custodia dello strumento come zai- no.
«Sono stati bravissimi, pieni di fer- vore, amore e rispetto per Verdi. Una cosa sempre più rara, certe orchestre, soprattutto d’Oltralpe e specie con il primo Verdi, suonano con un’inaccet- tabile atteggiamento, come dire?, ri- tengono che sia musica da Italietta. Ma purtroppo anche da noi non si scherza...»
I nostri guai, dunque. Non pochi, a quanto sembra
«E’ un malcostume diffuso: l’opera li- rica, questo filone culturale che do- vrebbe essere orgoglio della nazione, viene vista come occasione di intrat- tenimento, proliferano manifestazio- ni fuorvianti, sciatte, caricaturali. Prendiamo i Tre Tenori: comunica un’idea falsa dei compositori. Mi fer- mo qui, dico soltanto che a Vienna o Berlino non gli viene in mente di al- lestire i Tre Tenori o Baritoni o So- prani di Mozart o Weber»
Maestro, di che cosa è malata l’opera italiana?
«No, l’opera italiana è vincente in tut- to il mondo, nell’ultima stagione Ver- di è stato il compositore più rappre- sentato, secondo è Puccini, terzo Mo- zart. Nella classifica dei titoli, tra i primi sei ben cinque sono italiani. Verdi li batte tutti, qualsiasi cuore con lui si emoziona, Peppino parla al- l’uomo, e avremo bisogno di lui sem- pre di più, questo sommo artista che viene dal popolo ed è aristocratico. Il problema nostro è come si eseguono le opere, con faciloneria e senza ri- spetto per il compositore»
Perché si è arrivati a questo punto?
«Una volta per allestire un’opera dapprima si sceglieva il protagonista adatto; poi il direttore; quindi la com- pagnia di canto e infine il regista. Adesso si fa il contrario: prima il re- gista, poi i cantanti e in coda il di- rettore, il direttore del traffico...»
Quella che lei ha definito la tirannia dei registi...
«E’ così. E il colpevole è certo: sono quei direttori che accettano tutto, perché manca loro l’autorevolezza, spesso sono musicisti di scarsi studi, non hanno studiato composizione e qualcuno non ha nemmeno uno straccio di diploma musicale. Diceva Arturo Toscanini: qualsiasi asino può battere il tempo ma fare musica è per pochi»
Pare di capire che lei intraveda un fu- turo grigio...
«Nero. La tv e i media sono attratti da cose banali, diffondono tutto fuorché cultura. E ci sono regioni come per esempio la Lucania che non hanno un teatro, mancano orchestre e tan- tissimi diplomati sono disoccupati, e senza cultura si abbassa il livello dei valori che formano un popolo, un’a- nima, un’identità. Le colpe? Dei no- stri politici soprattutto: responsabili di decenni di incuria»
Maestro Muti: non c’è dunque spe-
Muti all'attacco: «Difendiamo
il nostro Verdi»
Il grande direttore d'orchestra: «Il futuro è nero: il nostro problema
è come si eseguono le opere, con faciloneria e senza rispetto per il compositore»
ranza? Eppure questa sua Italian Opera Academy sta avendo un suc- cesso enorme...
«Quest’anno sono arrivate seicento richieste da tutto il mondo, con le pri- me due edizioni si arriva a milledue- cento. Abbiamo scelto cinque giovani direttori d’orchestra e quattro mae- stri accompagnatori. Mi piace defini- re questa iniziativa come un semina- rio dove, appunto, si semina e si spera che un giorno possano germogliare musicisti rigorosi. Io cerco di tra- smettere loro li idee, le capacità che ho ricevuto dai miei maestri, primo fra tutti Antonino Votto, collaborato- re diretto di Toscanini»
Il primo obbiettivo di questo semina- rio?
«Le dirò sinceramente: evitare il con- tagio...evitare esecuzioni che sono un
vero e proprio oltraggio all’autore. E’ una battaglia che ho intrapreso con passione, ma non mi faccio troppe il- lusioni. Ma sia chiaro che non demor- derò. Amo troppo il mio paese e l’o- pera, Verdi innanzitutto»
L’anno prossimo quale sarà l’opera che entrerà nel suo seminario? «Vedremo. Una cosa che mi ha fatto immenso piacere è che il Giappone ha chiesto di ospitare l’Accademia nel triennio 2019-2021. Sicché il semina- rio volerà a Tokyo»
Sempre con Verdi? E nel 2018?
«Per l’anno venturo sono ancora in- deciso tra Verdi e Mozart...»
Ricordo una sua sollecitazione ai ra- gazzi della Cherubini: dovete suona- re Verdi come se fosse Mozart. Può
La critica
«In Italia proliferano manifestazioni fuorvianti, sciatte, caricaturali»
Il genio di Busseto
«Peppino parla all’uomo, e avremo bisogno di lui sempre di più»
spiegare meglio?
«E’ così, Verdi si è formato moltis- simo su Mozart, Lavigna gli faceva studiare il Don Giovanni tutti i giorni. Il suo recitativo è perfetto come quel- lo di Amadeus e le sue straordinarie creazioni sono quelle di un genio, di un titano da accostare con amore e ammirazione. E poi lo sento come doppio dovere: sono concittadino bussetano dell’immenso Peppino e insignito del Verdi d’oro Città di Bus- seto»
Busseto l’aspetta per nuovi festeg- giamenti e per mostrarle il Museo Te- baldi
«Spero di poterlo fare presto. E sem- pre viva Verdi: nonché un caro saluto a Busseto e Parma, le terre del Ge- nio».u
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LO SPETTACOLO CORO (DEL TEATRO DI PIACENZA), ORCHESTRA GIOVANILE CHERUBINI E CANTANTI SUL PALCOSCENICO Magiche atmosfere notturne sul Nilo
RAVENNA
II Quindici giorni di studio, di prove, al pianoforte, con i cantanti, con l’orche- stra: ed ecco in scena al Teatro Ali- ghieri di Ravenna questa «Aida» della Riccardo Muti Italian Opera Academy, ricostruita nota su nota dal maestro napoletano per i nove allievi direttori d’orchestra e maestri accompagnato- ri. Ed è la musica, ed è il canto lo spet- tacolo di questa opera eseguita in for- ma di concerto. Coro (del teatro di Pia- cenza), orchestra giovanile Cherubini e cantanti sul palcoscenico, un Riccar- do Muti ispiratissimo a condurre il ca- polavoro verdiano rivisitato con pa- zienza certosina. Il risultato è un’ese- cuzione di rara raffinatezza, la parola - la parola scenica verdiana - scandita accento per accento, la musica fluen- tissima, a sottolineare l’esotismo, la
sensualità a contrasto con la tragedia e il dramma di Aida e Amneris, Amo- nasro e Radames.
La collocazione fisica di orchestra e interpreti sullo stesso piano consente una fruizione perfetta: la bacchetta, il gesto di Muti cesella sonorità dolcis- sime, frementi fortissimi, atmosfere notturne del Nilo sotto la luna. I ragazzi della Cherubini si producono in una performance di assoluto livello, così il coro e i cantanti, tutti torchiati per giorni e giorni di «torture a fin di bene», come dice il maestro.
Dieci minuti di applausi finali, ova- zioni. Splendida l’Aida di Vittoria Yeo, già protagonista di due recite con il maestro a Salisburgo; di grande tem- peramento l’Amneris di Anna Malava- si all’esordio nel ruolo; possente e au- torevole Cristian Saitta, un Ramfis scolpito con sicurezza. Diego Cavazzin
In scena Al Teatro Alighieri, l'«Aida» della Riccardo Muti Italian Opera Academy.
un Radames di pregevole squillo e per- sonalità, efficacissimo nello struggen- te finale insieme alla Yeo di recita in recita sempre più sicura e nelle arie e nello squassante duetto con Amona- sro interpretato con nitore ed efficacia da Federico Longhi. Luca Dall’Amico nel Re d’Egitto e Andrea Bianchi il mes- saggero hanno ben partecipato alla festa verdiana dell’Accademia mutia- na. Stasera chiusura con Gran Gala, brani dell’opera affidati alla conduzio- ne dei cinque allievi istruiti dal mae- stro napoletano: Marco Bellasi, Ge- vorg Gharabekyan, Kaapo Johannes Ijas, Katharina Wincor e Hossein Pi- shkar; insieme ai quattro maestri ac- compagnatori: quattro giovani piani- ste, Maddalena Altieri, Emmanuel Bi- zien, Wei Jiang e Alice lapasin Zor- zit.u v.t.
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