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CONCLUSIONI
L’empatia è fondamentale nelle relazioni sociali, senza di essa l’evoluzione sarebbe stata
difficile se non impossibile. Se siamo in pericolo di vita e nessuno empatizza con noi,
nessuno ci salva.
Per cercare di capire in che modo avviene l’empatia si può iniziare dai neuroni specchio:
particolari tipi di neuroni premotori che si attivano non solo quando eseguiamo una azione
ma anche quando osserviamo un’azione, in quanto noi ci rappresentiamo in una sorta di
imitazione interna, l’azione osservata e così la possiamo capire.
Ma ci sono comportamenti disfunzionali che non devono essere imitati, e qui intervengono
altri tipi di neuroni specchio così detti “super” che modulano e controllano i neuroni
specchio classici.
Sia se viviamo una esperienza direttamente o indirettamente, si attivano le stesse aree
cerebrali. Pensiamo a un videogioco violento. Se non ci fossero i neuroni specchio “super”,
cosa succederebbe…? Probabilmente chi vi gioca assiduamente potrebbe essere indotto ad
assumere un comportamento antisociale.
Esiste l’empatia cognitiva che ci permette di comprendere l’azione senza esserne coinvolti
affettivamente ed esiste l’empatia affettiva che ci fa percepire lo stato d’animo dell’altro ed
eventualmente aiutarlo, quindi si comincia a capire l’importanza di indurre l’empatia ai fini
di un comportamento prosociale.
Per rilevare le aree cerebrali coinvolte nell’empatia, si usano prevalentemente tre tecniche
d’indagine: la NIRS, la fRMI, e la PET, tramite queste tecniche possiamo osservare
eventuali anomalie. Infatti una delle patologie causate anche dai neuroni specchio
disfunzionali è il disturbo dello spettro autistico (autismo). L’induzione dell’empatia
sarebbe utile anche nel trattamento dell’autismo in quanto gli autistici, hanno problemi nel
riconoscere le emozioni altrui. Ma l’empatia non può essere ricondotta solo e unicamente
al sistema dei neuroni specchio. C’è tutto un circuito dell’empatia, che coinvolge varie aree
cerebrali.
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