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consultare, mi è sembrato il più imparzia
le. L'opera di Villers s che mi ha giovato
specialmente pei cenni biografici, è altron
de una rifusione, sotto tutt'altra forma
( e quasi a rovescio, rispetto alla distribu
zione delle materie ) delle due critiche del
la ragione pura cioè e della pratica. Egli
si giustifica di averle così travolte, co
mechè non fosse per altrimenti riuscire a
che le gustassero i suoi nazionali; e ben
li sapeva egli tutt'altro che disposti a gu
starle, i l'Istituto, cui ha non per
tanto indirizzato il suo lavoro. Ma i filosofi
francesi, anzi che starsi contenti a siffatta
sposizione, come quella che sospetta si ren
de a chi che sia, con quel suo affettare
l'entusiasmo dell'evidenza in così delicate
materie, dovettero esserne assai poco sod
disfatti; giacchè giunti alla metà del libro
è mestieri, anche a chi nol voglia, con
vincersi lo seopo di Villers essere stato
piuttosto quello di uno sdegnoso emigrato,
che del kantismo si giova, onde rimprove
rare a quei filosofi, e massime agli autori
dell'encielopedia, i guai della rivoluzione. La
recensione del Sig. Cons: Degerando annun
zia uno studio abbastanza lungo e calmo,
per esserne spositore fedele, Non ostante
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