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70 alfredo del monte
Nel loro lavoro si vuole mostrare che la dotazione di capitale sociale, approssimato anche da un indice basato sul numero dei donatori di sangue, ha effetti sulla crescita dei comuni del Centro-Nord. Un lavoro di Nuzzo-De Blasio (2009), ef- fettuato a livello di province italiane cerca di verificare le tesi di Putnam sulle origini storiche delle differenze del capitale sociale. Gli autori utilizzano due misure del capitale sociale, già suggerite da Putnam, densità procapite delle associazioni e delle società di mutuo soccorso esistenti nel XIX secolo da un lato e affluenza alle urne nelle elezioni prima del fascismo. Esse quindi si rifanno a periodi molto lontani nel tempo. A loro volta gli autori mostrano che questi indicatori del capitale sociale sono correlati con i sistemi di governo esistenti nel Medioevo nelle varie province (tali sistemi rappresentano differenti gradi di autocrazia – comuni, signorie, Stato pon- tificio, Regno di Napoli, aree periferiche di confine). Infine si mostra che vi è una stretta relazione fra queste due misure e l’attuale dotazione di capitale sociale misurata dalla parte- cipazione ai referendum.
Invece Felice (2013) interpreta le differenze Mezzogiorno- Centro Nord in termini dell’ipotesi di Acemoglu-Robinson. La tesi del lavoro è che il momento di rottura fra Nord e Sud non è da porsi come sostiene Putnam nel Basso Medioevo o secondo altri autori nella dominazione spagnola. Esso è da porsi in quella lunga fase di transizione alla modernità che va dalla metà del Settecento all’Unita d’Italia.La persistenza del latifondo dovuta all’insufficiente riformismo delle classi dirigenti meridionali determina il familismo al Sud e un basso capitale sociale. Secondo l’autore la mancata convergenza Nord-Sud, non dipende da politiche fatte nell’interesse del Nord contro gli interessi del Sud (Tariffa doganale del 1880) ma dal comportamento delle classi dirigenti meridionali che hanno deliberamente ritardato lo sviluppo economico e civile del Sud a vantaggio dei propri interessi. Sono le classi dirigen- ti meridionali che hanno orientato le risorse verso la rendita più che verso gli usi produttivi, mantenendo la gran parte della popolazione nell’ignoranza e in condizioni socioeco-
































































































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