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– con effetti tanto più esiziali quanto più quella comunità è at- traversata da profonde asimmetrie o divari non solo economici. In breve, quando guardiamo all’incidenza in Italia della crisi del 2008 dobbiamo tenere in considerazione tre aspetti: 1) la specificità (natura, durata e intensità, dinamica) della crisi economica e finanziaria; 2) il sovrapporsi della crisi a precedenti difficoltà o gap strutturali di natura economica, ma soprattutto culturale e istituzionale; 3) la persistenza e l’allargamento delle disparità tra aree del Paese (aspetto di sfondo) nel quale si colloca, poi, la differenziazione interna
alle stesse regioni meridionali.
1. Il Mezzogiorno ai tempi della crisi economica
Le crisi economiche sono fenomeni ricorrenti e congiunturali delle economie di mercato, alle quali fanno seguito fenome- ni di ripresa e di crescita dell’economia. Entrambe queste assunzioni (cioè il carattere ricorrente e congiunturale delle crisi) sono però, se non del tutto errate, parziali e distorcenti la realtà di oggi. In particolare, la crisi del 2008 sembra indi- care il passaggio da un modello a W (crisi-ripresa) del ciclo economico a un modello a L (crisi-ristagno o, comunque, a debole ripresa)2. Già questo aspetto sembra contraddistin- guere la fase economica attuale, rispetto al passato. D’altra parte, le crisi (e non solo economiche) che superano una certa intensità e durata possono costituire delle vere e proprie “giunture critiche” (Capoccia e Keleman, 2007; Acemoglu e Robinson, 2009). Cioè, rappresentano archi temporali più o meno brevi nel corso dei quali c’è una elevata possibilità che leader e gruppi (agenti) possano fare scelte che influenzano i cambiamenti connessi e gli eventuali esiti. Questa compo- nente strategica, relativa alla capacità di scelta e di azione da parte delle élite politiche, è un aspetto cruciale che so-
2. Il punto con la distinzione tra le due diverse morfologie del ciclo economico mi è stato suggerito da Domenico Cersosimo che ringrazio.