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ripartizioni amministrative. Al contempo, pur non essendo un ente territoriale elettivo, essa avrebbe dovuto realizzare una mobilitazione dal basso della base popolare (appunto le grass roots, metaforicamente), attivando il confronto tra uffici statali, enti locali, industriali, lavoratori dipendenti e loro organizzazioni, categorie produttive, coltivatori diretti, università, scuole, cooperative, comitati di cittadini, asso- ciazioni volontarie, anziché operare calando dall’alto come una sorta di Babbo Natale istituzionale. Lilienthal per un verso sottolineava la necessità di tenere in considerazione il punto di vista dell’industria, ma per altro verso citava una serie di esempi concreti, desunti dall’esperienza della TVA, che mostrano come i bisogni dei consumatori potrebbero venir sacrificati, evitando, ritardando o limitando l’offerta di certi prodotti, per favorire singole imprese.
Le scelte della TVA, invece, dovevano essere dettate sia da canoni tecnici, grazie alle competenze specialistiche di cui è dotata, sia dal criterio dell’interesse generale. Un’expertise da applicare alla strategia produttive, alla configurazione organiz- zativa, alla ricerca di economie di scala, alle tariffe, alla forni- tura e alla qualità dei servizi. Inoltre, i tecnici non dovrebbero esclusivamente rinchiudersi in torri d’avorio, pensatoi e labo- ratori, ma piuttosto operare anche a contatto con il cittadino comune. Di tale avvicinamento alla gente la TVA è appunto un esempio. Lungi dallo sminuire le istituzioni locali, ad avviso di Lilienthal in definitiva essa le ha valorizzate e rafforzate, anche attraverso appositi strumenti contrattuali, dando così vita a biblioteche o parchi gestiti da enti locali, oltre che a interventi per l’agricoltura. Egli vedeva la necessità di superare l’idea di uno Stato guardiano notturno o terzo super partes tipica del liberalismo dei primi del Novecento, e profilava quindi una diversa concezione, rispettosa della libera iniziativa privata (e pertanto liberale, nello stesso senso in cui anche Keynes si diceva tale), ma interventista e promozionale16.
16. D.E. Lilienthal, op. cit., pp. 77-8, 186 ss., 99, 115-131, 142-3, 147-152, 155 ss., 238, 218-9.