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alcuni di questi Stati sono stati in grado di utilizzare in ma- niera efficiente ed efficace gli aiuti comunitari, contribuendo in questo modo al raggiungimento dell’auspicata convergenza (Leonardi 2005), la performance italiana è stata notoriamen- te inferiore e, per alcuni versi, alquanto deludente (Svimez 1996; CEET-ECOTEC Research & Consulting Ltd, 2002; Applica Ismeri Wiiw, 2010; Commissione Europea 2016). Al riguardo, occorre sottolineare che nell’attuale ciclo di programmazio- ne, ossia dopo circa 25 anni dalla riforma dei regolamenti comunitari, ben 5 regioni meridionali, di cui le 4 piú grandi del Sud Italia (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) conti- nuano a essere collocate tra le aree europee maggiormente sottosviluppate.
L’idea guida da cui questo contributo è mosso è che i principali fattori che spiegherebbero tale scarsa performan- ce dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei debbano essere trovati sia nelle soluzioni istituzionali che si è scelto di adot- tare in Italia a partire dal primo ciclo di programmazione (1989-1993), che nelle caratteristiche istituzionali degli attori italiani coinvolti nelle diverse fasi dell’implementazione della politica comunitaria.
Sulla base di tali considerazioni, in questo capitolo verrà discusso sia il ruolo storicamente assunto dagli attori nazio- nali e regionali nell’implementazione della politica comuni- taria in Italia, che le caratteristiche istituzionali delle diverse strutture domestiche coinvolte nella gestione dei finanzia- menti europei a partire dal 1989. A tal fine, sulla base della complessità del tema trattato e dell’ampiezza dell’arco tempo- rale considerato, si è scelto di utilizzare un filo conduttore che guiderà tutta l’argomentazione su cui questo capitolo si fonda, ossia il concetto Hirschmaniano di «decisore per lo sviluppo». In ragion di ció, il presente capitolo si prefigge l’obiettivo di comprendere e spiegare sia quali sono state le principali ca- ratteristiche del «decisore per lo sviluppo» italiano in materia di fondi strutturali, che le soluzioni adottate nel nostro Paese al fine di rispondere alle diverse sfide istituzionali poste agli Stati membri a seguito dell’approvazione del Regolamento