Page 337 - marini
P. 337

Riflessioni sulla governance 299
Comunitario n. 4235/1998 e della conseguente riforma della politica regionale europea.
A tal fine, l’analisi del caso italiano verrà svolta avvalendo- si simultaneamente sia della letteratura sull’europeizzazione che di quella sull’istituzionalismo storico.
Anzitutto, il recente dibattito sull’europeizzazione ha fatto venir meno l’idea di un mero adattamento delle strutture do- mestiche dei singoli Stati membri, a sua volta determinato dal loro grado di incongruenza (misfit) rispetto ai nuovi principi della politica comunitaria (Böerzel e Risse 2000; Graziano 2013). Viceversa, piú recentemente è stato enfatizzato il ruolo che i singoli fattori domestici avrebbero avuto nella formu- lazione della policy, soprattutto in accordo con il contesto istituzionale esistente. Infatti, come sostenuto da Baudner e Bull (2013, 203):
«Le strategie degli attori nazionali, siano esse “strategiche” o “legitti- mate” (Woll and Jacquot, 2010) non possono [...] essere scelte a caso, ma si basano in larga misura sulla eterogeneità dei contesti istituziona- li esistenti (Deeg, 2005). Questo è particolarmente vero nel campo di politiche complesse come quelle regionali, che presentano numerose pratiche e regolamentazioni sedimentate che contrastano con la logica dei fondi strutturali e i loro requisiti in termini di organizzazione amministrativa e di governance».
In altri termini, in accordo con l’idea che le istituzioni «sono forgiate dalla storia», che sono dotate di forza d’inerzia e di “robustezza”» e che «incarnano traiettorie e svolte storiche decisive» (Putnam, Leonardi e Nanetti 1993, p. 9), si ritiene che le strategie degli attori nazionali e sub-nazionali coin- volti nell’implementazione della policy europea siano state in larga misura condizionate dalle tradizioni (legacies) nel tempo consolidatesi all’interno dei singoli contesti domestici. Infatti, come largamente argomentato dagli autori ascrivibili al neo-istituzionalismo storico (Krasner, 1984; Evans et al., 1985; Steimno et al., 1992; Pierson, 2000), le reali possibilità di cambiamento e di deviazione rispetto allo status quo sono





























































































   335   336   337   338   339