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alla gestione della politica regionale e/o degli affari comuni- tari; ii) l’elaborazione di una serie di soluzioni istituzionali volte ad attribuire diverse responsabilità tra i singoli attori domestici (sia nazionali che sub-nazionali) nelle diverse fasi di implementazione della strategia nazionale.
In altri termini, l’introduzione di questi due principi ha indotto i singoli Stati membri a costruire un proprio «decisore per lo sviluppo» al fine di implementare al meglio la policy europea. Quest’ultimo concetto verrà meglio approfondito nel paragrafo che segue.
3. Le risposte domestiche alle sfide istituzionali europee: la costruzione del «decisore per lo sviluppo» all’interno degli Stati membri
Se nel paragrafo precedente sono state presentate le sfide istituzionali introdotte dalla riforma della politica regio- nale europea del 1988, nel presente verranno descritte le principali caratteristiche che il pianificatore per lo sviluppo dovrebbe avere secondo Hirschman e, sulla base delle sue te- orizzazioni, come esse possono essere adattate e interpretate alla luce dei nuovi regolamenti comunitari. È inevitabile che i precetti hirschmaniani, teorizzati nella seconda metà del secolo scorso, non passano e non debbano essere trasferiti in maniera meccanicistica nell’analisi della gestione della politica di coesione. Ciononostante, pur utilizzando i suoi medesimi riferimenti concettuali, è possibile adattarli al contesto di questa policy e alle sfide istituzionali introdotte a seguito dell’approvazione del regolamento comunitario 4253/1988.
La prima parte di questo paragrafo sarà pertanto dedicata all’analisi dei principali lavori sullo sviluppo socio-econo- mico dello studioso tedesco. La seconda, invece, affronterà la questione relativa al diverso modo in cui i singoli Stati membri avrebbero potuto “costruire” un proprio «decisore per lo sviluppo» per la gestione dei fondi strutturali.