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tin America (1963) e Development Projects Observed (1967).
Con riferimento a questa trilogia, lo stesso Hirschman ha sostenuto:
«[...] Cominciai a considerare (il mio lavoro) come sotteso da una la- tente, nascosta ...intenzione di celebrare, di “cantare” l’avventura epica dello sviluppo... la sua sfida, il suo dramma e la sua grandezza...di arricchirla e circondarla di quel senso di meraviglia e di mistero tipica delle più alte imprese mai intraprese dall’umanità» (1963, pp. 8-9).
Inoltre, già nelle prime pagine del suo noto lavoro del 1958, egli aveva chiaramente espresso l’idea di cosa fosse per lui lo sviluppo e da cosa esso realmente dipendesse:
«[...] Lo sviluppo dipende non tanto dalla ricerca dell’ottima com- binazione delle risorse e dei fattori di produzione posseduti, quanto dal richiamare ed elencare i fini dello sviluppo, le risorse e le capacità nascoste, disperse, o poco utilizzate [...]»
Secondo lo studioso tedesco, il compito di chiamare a raccol- ta questi fattori spetterebbe a un soggetto istituzionale che, dall’alto, sia in grado di coordinare lo sviluppo, esercitando «pressioni e meccanismi di induzione in grado di estrarre e di mobilitare la maggiore quantità di queste risorse» e «di imprimere al processo sistematiche accelerazioni (pacing dives)». In altri termini, un simile soggetto istituzionale do- vrebbe assumere una generale responsabilità nei confronti delle singole scelte economiche svolgendo una funzione di guida, accompagnamento e coordinamento nelle varie fasi di implementazione della strategia generale, a sua volta age- volata dal possesso di specifiche caratteristiche istituzionali che il pianificatore per lo sviluppo dovrebbe avere.
Anzitutto, sarebbe auspicabile un suo isolamento da specifiche interferenze di natura politica. Un simile isola- mento potrebbe realizzarsi o in situazioni in cui è presente un generale disinteresse da parte degli attori politici nel vo- ler interferire all’interno del regolare funzionamento della