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Qualità delle istituzioni e politiche di coesione 337
sociale e integrazione territoriale in un Paese che si è chiuso in sé stesso e che ha come unica e ultima speranza riuscire a intersecare ancora lo sviluppo locale con il ruolo dello Stato centrale.
4. Riforma del Bilancio e BES
Con la riforma del Bilancio dello Stato, approvata nel luglio 2016 con oltre l’80% dei voti parlamentari, abbiamo compiuto una vera e propria rivoluzione culturale: abbiamo inserito in bilancio il BES, l’indicatore di Benessere Equo e Sostenibile. Da anni, a partire dal discorso di Bob Kennedy del 18 marzo 1968, si parlava della possibilità di misurare la crescita di un Paese non soltanto attraverso il PIL ma anche attraver- so degli indicatori che misurassero l’impatto delle politiche pubbliche. L’Istat in questo ha avuto un ruolo straordinario, elaborando 12 dimensioni e 130 indicatori che consentono di misurare alcune politiche pubbliche: da quelle ambientali con il livello di CO2 nell’aria, a quelle legate al welfare con il numero di asili nido, a quelle per l’istruzione con il nume- ro di laureati. Avere inserito il BES nel nuovo Bilancio dello Stato impone al Parlamento di votare, ogni anno entro il 15 febbraio, una risoluzione che valuta l’impatto del Bilancio approvato, che valuta come le risorse stanziate hanno im- pattato su alcuni indicatori, scelti da un comitato composto dal Ministro dell’Economia, dal Presidente dell’Istat, dal Go- vernatore della Banca d’Italia e da due economisti di fama riconosciuta nominati dal governo. In questo modo la classe politica dovrà dar conto di quello che fa. Se si è inserito in Bilancio un miliardo per l’ambiente ma l’indicatore certifica che il livello di CO2 nell’aria è aumentato anziché diminuire, vuol dire che quel miliardo speso è stato speso male e biso- gnerà dar conto del perché è stato speso male.
La scelta ha suscitato le critiche di molti economisti pen- titi che, spesso, dimenticano le idee che hanno sostenuto non appena iniziano a ricoprire ruoli istituzionali. Chiunque ri-