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agglomerazione, oggetto di approfondimento dei lavori di Krugman (1991) e di Porter (1998). Molti studi sostengono che l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, non dipen- dono solo dagli sforzi che compiono le imprese, ma sono funzione anche delle caratteristiche economiche e istitu- zionali specifiche di ciascun sistema nazionale o locale d’innovazione (Lundvall, 1992; Nelson e Rosenberg, 1993). Proprio in questo contesto, ruolo fondamentale svolgono le varie forme di economie di agglomerazione, concentrati in aeree geografiche ben definite; infatti imprese geogra- ficamente vicine connesse da relazioni verticali e oriz- zontali, comprese infrastrutture localizzate di supporto alle stesse, che condividono una visione evolutiva della crescita economica, basata sulla competizione e sulla coo- perazione in uno specifico segmento di mercato (Cooke e Huggins, 2001, p. 36), creano un sistema tale da stimolare la R&S. Inoltre la presenza di economie di agglomerazio- ne può rendere un territorio particolarmente attrattivo e spingere le imprese a localizzarsi in determinate località man mano che la concentrazione di attività economiche aumenta, dato che si rafforzano i vantaggi localizzativi nell’area. Identificare l’area geografica dove collocare un DT è un prerequisito essenziale, infatti bisognerà iden- tificare un’area che abbia notevoli risorse e competenze tecnologiche, coerenti con le attività del DT. In Italia sono nati differenti tipologie di DT a causa dei diversi contesti socio-economici. (Bossi et al., 2006). Eppure è possibile identificare attività comuni a tutti i DT: la cooperazione tra gli attori (networking); offerta locale di formazione di alto livello; sostegno e assistenza per lo start-up attraver- so la finanza specializzata, principalmente sotto forma di capitale di rischio (Pennacchio et al., 2013). Dal punto di vista teorico molti modelli possono essere utilizzati per di- mostrare l’importanza di queste forme di collaborazione. Sicuramente un supporto importantissimo viene fornito dal modello della Tripla Elica, che mette in relazione la stretta collaborazione tra Università, governo e l’industria