Page 8 - Tina Sgrò - Noto - 2021
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SAGGIO CRITICO
Tina Sgrò, semplicemente, come dicessi: Francesco De Sanctis o Arnold Boecklin. Non trovo titolo migliore per presentarla. Per presentarla e introdurre alle sue “stanze dipinte”. Perché, di fatto, lei è la pittura, questo suo dipingere filamentoso e lieve, d’una indicibile leggerezza e al contempo d’una carnale grevità, d’un fremito emotivo e di un sognante lirismo. E al tempo stesso di realtà pungente, mescolante razionalità post- kantiana a turbamenti psicanalitici di stampo freudiano. Ne basta, a questo va aggiunto, nella giusta misura naturalmente, l’esito di sottili quanto incisive baruffe strutturaliste che piombano sulla scena, oggi affollata, della linguistica post-chomskiana; inopinati ritorni, sommessamente alimentati da un fascio di istanze che non si debbono pronunciare, alla semiosi barthesiana che fa vibrare e oscillare come fili d’erba i segni, le tracce del pennello, caricandoli di senso. Impensabili sconfinamenti oltre i confini della realtà, che paiono lì lì per accadere a un universo mondo parallelo, solitamente occulto, su cui si sono incamminati artisti come Rodin o Matisse, sulle tracce di Paul Guauguin e Vincent Van Gogh. Vi è anche qualcosa del piglio, della passione garibaldina espressa, unitamente a un nitore critico raro, da De Sanctis quand’egli affronta la letteratura italiana e ne cava, caso per caso, cammei indimenticabili che attualizzano ogni passato storico ricaricandolo di significati e di valori attuali, sino a che la scrittura creativa, in poesia e in prosa, non diventa un’attività eroica. E uno dei grimaldelli che possono scardinare la volta celeste e l’intera nostra esistenza.
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