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tutti i soldati italiani, vi diamo il BENTORNATI. Grazie per
quello che avete fatto e sofferto per salvare l’onore della
nostra nazione. Prima di sciogliere le file, un pensiero a
coloro che non sono qui, perche' sepolti per le vie del lungo
calvario che avete percorso. Il Signore conceda a loro la pace
che non hanno potuto avere quaggiu’. Per loro un minuto di
silenzio!”.
Chinammo il capo e nessuno aveva vergogna di pangere. Si
sciolsero le file e fummo invitati a far colazione, con caffe’,
pane, biscotti, una cioccolata a testa, ed un pacchetto di 3
Americane. Lussi che credevamo non esistessero piu’.
Restammo alla stazione fino dopo pranzo e poi partenza, per
raggiungere Pescantini alla periferia di Verona. Pascantini era
un immenso centro di arrivo, di disinfestazione e di smista-
mento di tutti i prigionieri provenienti dal Nord. Era una
babilonia. Quando la nostra tradotta entro’ si perse come un
fiume nel mare, noi diventammo gocce che scompaiono tra le
onde. La grande e gloriosa famiglia degli straccioni che era
partita da Rostov circa quaranta giorni prima, perse la sua
personalita’. Ci salutammo, tra i piu’ vicini, formammo grup-
petti e ci dirigemmo ai posti controllo, con i nostri sacchetti in
spalla.
Restammo bloccati nelle grandi caserme per circa una setti-
mana. Rasature a zero, complete, inesorabili. Facemmo cono-
scenza con il nuovo prodotto per amazzare gli insetti: il