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SPORCHI TRADITORI
BADOGLIANI
Tutte le batterie dell'isola caddero silenziose, un silenzio
strano! Il silenzio di un moribondo che non respira piu’, silen-
zio di cimitero. Noi stanchi, sporchi, disfatti, ci contorcevamo
nella polvere intorno alle nostre piazzette d’armi sventrate,
maciullate. Non avevamo la forza di muoverci, di alzar la
testa per non guardarci in faccia. Aspettavamo ordini! I
soldati sono fatti per ubbidire... altrimenti che soldati sono?
Aspettavamo che qualcuno ci dicesse: “Gettatevi nei burroni,
scomparite tra le onde del mare, non avete piu’ pallottole per
bruciarvi le tempie ? Chi aspettate? Presto! Ora verranno gli
aguzzini, coloro che qualche ora fa volevate ammazzare! Non
vi ammazzeranno, per farvi un dispetto, Vi faranno vivere per
farvi soffrire, sarete prigionieri, apparterrete alla peggiore
categoria di prigionieri, sporchi traditori badogliani”.
Sono prigioniero... siamo, prigionieri! Dopo due anni passati
nella piu’ vergognosa delle prigionie, questo sputo sulla mia
faccia di soldato, fiero e nel fiore della vita, non mi faceva
piu’ effetto, ma. in quei primi istanti, in quei primi giorni, Dio
che tormento! Quante volte mi sono gridato: “Perche' non ti
sei fatto uccidere su quella collina di Lero? Perche' vivi?”. Ma
avevo appena, solo venti anni e tanta, tanta voglia di vivere!
Il rumore mordente di una camionetta in salita ci riscosse da.
questo torpore di morte. Si fermo’ a cento metri da noi,