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e pezzi grossi in alta uniforme, ma la bella Regina non c’era.
Un ufficiale prese la parola. Era un italiano della corte, e par-
lava benissimo. Facemmo silenzio.
“Valorosi soldati Italiani, la Regina Mafalda vi augura Buon
Natale”. Un uragano di applausi e di grida e tanti piangevano.
“Vi augura anche Buon Anno Nuovo, vi promette le sue
preghiere per voi e per le vostre famiglie. Non e” potuta ve-
nire perche’ non sta bene. lo vi domando di pregare per lei e
per la nostra Italia. Dio vi benedica e Dio vi accompagni”.
Stava per risalire in macchina quando Beniamino si fece
avanti e prese la parola. “Signor generale, la preghiamo di es-
primere i nostri sinceri ringraziamenti a Sua Maesta’. La gen-
tilezza che ci ha dimostrato oggi.dandoci questo, pranzo Na-
talizio, ha toccato i nostri cuori. Questo giorno sara’ eterne-
mente nella nostra mente, e nella nostra anima. Avevamo pre-
parato alcuni canti Natalizi per la gentile Sovrana, ne can-
tiamo uno solo... le dica che lo dedichiamo alla sua felicita’ e
salute... e per la cara Italia”. E le facce di quei soldati stanchi
ed umiliati,bagnate di pianto e scavate dalla sofferenza senza
nome, si rischiarirono e cercarono di sorridere, mentre canta-
vano:
“Tu scendi dalle Stelle o Re del Cielo,
E vieni in una grotta, al freddo al gelo .....”
Fu una giornata di sole, nel buio fitto e crudele nella stalla
della nostra lunga prigionia.