Page 76 - Per-colpa-di-quella-divisa-bianca-da-marinaio_Neat
P. 76
con qualcuno e diedi una gomitata al napoletano che mi rus-
sava vicino.
“Calo', che ti piglia? Fammi dormi”: stavo sognando Napoli”.
Non si chiamava Gennaro, lo chiamavo cosi’ perche’ era fero-
cemente napoletano; talmente napoletano che non sarebbe
nato se non fosse nato a Napoli.
“Ed io ho sognato mamma…”.
“Come sta quella bella mamma?”.
“Piangeva…”.
“Se piangeva vuol dire che e’ viva e che ti aspetta”.
“Erano lacrime freddissime..”.
“Come la neve che ci casca addosso! Ma Calo’ tu non capisci,
mamma tua sta meglio di te e di me. Questo e’ piu’ che
sicuro!”. Si mise a ridere.
“Acthum... acthum…”. Gli aguzzini che ci strappavano dall’
illusione dei sogni, per rimetterci dentro la crudele uniforme
dei poveri, sporchi, prigionieri, traditori, badogliani.
“Allineate i morti al margine della strada! Mettetevi in ordine!
Fra dieci minuti si parte”.
Marcia... marcia... marcia... “Dio, Santi del cielo ... fino a
quando?”. “In questi giorni al paese mio si fa la novena di Na-
tale”. “Tu devi vedere a Napoli che succede! Ogni mattina i
zampugnari ... e canti, e tric-trac... Mo vene Natale non tengo