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STORIA E TRADIZIONE
sono molto marcati. Fermo re- stando che i ballerini, sia uomini che donne, tengono durante il ballo una postura eretta e com- posta, i passi variano e alter- nano tra momenti "speculari" e momenti "complementari". Alle donne il compito di espri- mere al meglio, attraverso ac- cessori tipici dell'abbigliamen- to femminile (gonne, foulard e scialli), la propria bellezza e femminilità, con passi molto più composti di quelli degli uomini, anche se non mancano mo- menti di euforia con brevi corse e giri su se stesse.
Le mani della donna spesso reggono la lunga gonna, ed in ogni caso le sue braccia resta- no sempre chiuse, o protese leggermente in avanti. L'uomo invece, durante la danza, deve esprimere, la propria atletici- tà, forza, virilità, e svolge tale compito con salti più alti e più marcati, movimenti più secchi e repentini e con le braccia tese e aperte come a voler circondare o abbracciare a distanza la don- na. In tutti i casi, a rendere più o meno movimentato il ballo è la donna, che attraverso piccole fughe, guizzi, repentini stop e
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ripartenze, stuzzica l'uomo ad inseguirla, per "braccarla" de- licatamente, per poi affrontarlo con giochi di piedi e di sguardi.
PIZZICA DI SAN VITO
A San Vito dei Normanni la Piz- zica presenta una particolarità: tutti credevamo che il taranta- to o la tarantata, qualora fosse stato stato morso dal ragno in acqua, poteva guarire dalla crisi solo se la Pizzica si fosse svolta in acqua (taranta d'acqua).
San Vito ha una notevole tra- dizione di pizzica che, come quella dell'Alto Salento e a differenza di quella leccese, si presenta scevra da riferimenti cristiani, in più presenta un re- pertorio terapeutico-musicale riscontrabile solo in questo co- mune.
Si pensi che negli anni '50 si potevano contare almeno una trentina di suonatori coinvolti nella cura, di cui una decina co- stantemente coinvolti nel perio- do "epidemico", mentre altri si aggiungevano in casi particola- ri, o se i tarantati erano parti- colarmente numerosi.
PIZZICA E SCHERMA
La "pizzica a scherma", spes- so impropriamente chiamata "danza delle spade", è stata spesso annoverata nella fami- glia delle danze armate, cioè di quel tipo di spettacolo danzato nella quale gli sfidanti simulano un combattimento con armi. Essa non ne fa parte semplice- mente perché le danze armate prevedono tutt'oggi l'uso di armi, come nelle "danze delle spade" piemontesi, che simula- no "duelli" per così dire ufficia- li, tra cavalieri, eserciti, fazioni. Le cosiddette danze armate na- scono inoltre come spettacolo, come "parata" pubblica.
Nella pizzica a scherma non c'è niente di tutto ciò perché:
1)E’ scomparsa l'arma, ossia il coltello o pugnale, con cui in passato ci si sfidava (e ci si fe- riva) realmente.
2)Non c'è rievocazione di un combattimento ufficiale, guer- ra o battaglia, non c'è il rito per propiziarsi favori dalla na- tura, dagli dei, dalle autorità.
3) Manca la pubblicità e la spet- tacolarità dell'evento, trat- tandosi nel caso di scherma di questioni private, di regola- mento di conti tra mafiosi o delinquenti di basso rango.
Nel caso della pizzica a scher- ma, l'arma è il coltello rappre- sentato dal dito indice e medio della mano ma anche da tutto il palmo brandito "di taglio".
La scherma praticata attual- mente si potrebbe definire come simulazione d’un vero combattimento tra 2 conten- denti, che parano e infliggono


































































































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