Page 392 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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382 LEZIONE VENTITREESIMA.
primo , onde comballoro con successo migliore il secondo sol-
tanto. S’impadronisce dell’ Eolide e della Troade : passa in Eu-
ropa, nel Chersoneso di Tracia, jier liberarlo dai barbari limi-
trofi che lo devastavano ; e per metterlo a riparo dalle loro scor-
rerie, fa costruire all’armata una muraglia Junga trentasette stadi
attraverso all’ ismo della jienisola. Fatto ciò, ripassa in Asia; e
dietro un ordine ricevuto dagli Efori, va a portar guerra nella
Caria. Ma se Dercillida ottenne di l>ei successi, nessuno però fu
tale da decidere l’esito definitivo della confida ; per cui nel 397
fu concluso un armistizio.
Nell’anno seguente, dall’ ambizione di Lisandro fu dato
un asjxjtto novo agli affari. Dopo che le sue imprese militari gli
avevano acquistalo tanta riputazione e l’avevano roso il più po-
lente dei Greci, concepì il desiderio di possedere la corona reale.
Per effettuarlo, e’ macchinava di faro estendere il diritto di posse-
derla dalle due famiglie degli Agidi e degli Euripontidi a -tutti
quanti i discendenti d’ Ercole, fra i quali era compreso anche
lui ; e secondo alcuni , a tutti quanti gli Spartani che ne fossero
giudicati meritevoli. Se avesse ottenuto quest’ innovazione, e’ si
teneva sicuro che nessun altro gli sarebbe stato preferito nel-
l’elezione. Forse, una volta doventato re, era sua intenzione
d’investirsi di molta autorità, alterando la costituzione politica.
Ma se a questo non mirava, è impropriamente che alcuni chia-
mano rivoluzionari i suoi progetti , nel senso che ha attualmente
quella parola. Giacché i re spartani non erano, in quel tempo
né re assoluti , né re costituzionali ; non governavano né regna-
vano, nel senso di avere un governo che fosse esercitato in nome
loro da dei loro ministri. Non erano nemmeno inviolabili, e po-
tevano essere arrestali e puniti. Chi governava a Sparta, erano
gli Efori col concorso del senato e, a volte, anche della pubblica
assemblea. Il re non era che un grande uflìziale dello stato, che
godeva certi privilegi e che esercitava certe funzioni militari e
giudiziarie. L’ innovazione dunque progettata da Lisandro po-
teva essere utile o dannosa, secondo le persone su cui sarebbe
caduta la scelta: ma non era rivoluzionaria perché non alterava
punto la costituzione politica. Pure, i suoi intrighi non riuscirono
a farla accettare : el|)bero più forza di quelli, l’attaccamento sin-
golare che gli Spartani avevano per tutte le antiche usanze, e la
gelosia che avevan per lui parecchi dei principali cittadini.