Page 68 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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58 LEZIONE QUARTA.
se non l’ aratro ; e questo col vomere pure di legno e assai roz-
zo. Si coltivava il grano, l’orzo, la vite che si dice introdotta
da Bacco, l’ulivo introdotto da Gecrope, e altri frutti.* Pare
che, generalmente, si facesse più uso di focaccie d’orzo che di
jiane di grano. Si l’ uno che l’ altro era ridotto in farina per
mezzo di due pietre, fra te quali si macinava dalle schiave.*
L’uva, dopo colta dalla pianta, si lasciava esposta al sole per
dei giorni ; poi si pigiava per farne vino. L’olio era adopratoper
gli alimenti e per ungere il corpo; e non per far lume in tempo
di notte : a quest’ uso , s’ ardeva dei rami di piante resinose.
Fra Tarli meccaniche, la più onorata era quella del'le-
gnaiolo che era considerato alla pari degl’ indovini , dei poeti e
dei medici.* Fra gli arnesi di quella. Omero rammenta l’ascia,
la pialla, la squadra, la scure e il succhiello.* Nelle sue descri-
zioni rammenta con profusione i metalli preziosi come materia
ond’ eran fatti gli oggetti che rendevan magnifiche T abita-
zioni degli eroi. So si vuol credere che in questo esagerasse, si
può anche creder però che altri metalli, specialmente il rame,
fossero allora molto abbondanti e ne fosse fatto grand’ uso. ‘i
Quanto all’ arti belle e alla poesia, osserviamo che a que-
sta, che era mollo coltivata, si connetteva la musica, solen-
dosi cantare i versi accompagnati dal .suon della lira. E ciò è
naturale ; chè la poesia è armonia , armonia di concetti e d’ im-
Alte vi crescoo vcrdegKianti piante, •
Il pero e il melagrano , e di vermigli
Pomi carico il melo , e col soave
Fico nettareo la canuta oliva. Odissea, VII»
L’ uoe
Sotto pietra riionda il biondo grano
Frangono. Odissea, VII.
al tempo iteMO
Donna, che il grano macinava, detti
Presaghi gli mandò , donde non lungi
Del pastor delle genti eran le mole.
Dodici donne con assidua cura
Gìravan ciascun di dodici mole,
£ in bianca polve que’rrumeoti ed orsi
Ridttceao, che dell* uom soo forra e vita. Odisssea
Chi un forestiero a invitar mai d* altronde
Va, dove tal non sia che al mondo giovi,
Come profeta o sanator di morbi,
O fabbro induslre in legno o nobil vate
Che le Dostr*alme di dolcessa inondi? Odissea, XVII.
Odissea, V , XXlll , due luoghi citali io nna delle note totecedenti.
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