Page 16 - Mary Shelley
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divenne il mio bene. A questo punto, non avevo altra scelta che adattare la mia natura all’elemento che avevo volontariamente scelto. Il completamento del mio demoniaco disegno divenne un’insaziabile passione. Ed ora è finita; ecco la mia ultima vittima!». All’inizio fui toccato dalle espressioni della sua miseria; tuttavia, quando ricordai ciò che Frankenstein aveva detto a proposito delle sue capacità di eloquenza e di persuasione, e quando gettai di nuovo lo sguardo sulla figura esanime del mio amico, l’indignazione si riaccese in me. «Maledetto! - dissi. - E bene che tu sia venuto qui a piagnucolare sulla desolazione che tu hai creato. Hai gettato una torcia in una pila di edifici, e dopo che sono stati distrutti, ti siedi fra le rovine e ti lamenti della loro caduta. Demone ipocrita! Se colui che piangi fosse ancora vivo, sarebbe ancora l’oggetto, diventerebbe di nuovo la preda della tua maledetta vendetta. Non è pietà quella che senti; ti lamenti solo perché la vittima della tua malvagità si è sottratta al tuo potere». «Oh, non è così, non è così! - mi interruppe l’essere - Tuttavia tale deve essere l’impressione che ti viene data da ciò che appare essere il proposito delle mie azioni. Comunque non cerco qualcuno che capisca la mia sofferenza. Non ho mai trovato comprensione. Quando, all’inizio, l’ho cercata, erano l’amore per la virtù, i sentimenti di felicità e di affetto, dei quali traboccava il mio essere, che io desideravo condividere. Ma ora che la virtù è diventata per me un’ombra, e che la felicità e l’affetto si sono trasformati in un’amara e ripugnante disperazione, in cosa dovrei cercare comprensione? Sono contento di soffrire da solo finché le mie sofferenze dureranno; quando morirò, sarò soddisfatto che l’avversione e l’obbrobrio pesino sul mio ricordo. Una volta la mia fantasia era placata da sogni di virtù, di fama, e di gioia. Una volta speravo, a torto, di incontrare esseri che, perdonando la mia forma esterna, mi avrebbero amato per le eccellenti qualità che ero capace di svelare. Sono stato nutrito con elevati pensieri di onore e devozione. Ma ora il crimine mi ha degradato al di sotto del più vile animale. Non si può trovare nessuna colpa, nessun crimine, nessuna malvagità, nessuna sofferenza paragonabili alle mie. Quando scorro la spaventosa serie dei miei peccati, non posso credere che sono la stessa creatura i cui pensieri erano un tempo pieni di sublimi e trascendenti visioni della bellezza e della maestosità della bontà. Ma è così; l’angelo caduto diventa un diavolo maligno. Tuttavia, persino quel nemico di Dio e dell’uomo aveva degli amici e dei compagni nella sua desolazione; io sono solo».
Tu, che chiami Frankenstein tuo amico, sembri conoscere i miei crimini e le mie sventure. Ma nei dettagli che ti ha dato, non poteva riassumerti le ore e i mesi di sofferenza che ho sopportato, consumandomi in passioni impotenti. Poiché mentre distruggevo le sue speranze, non soddisfacevo i miei desideri. Essi erano sempre ardenti e insistenti; desideravo ancora amore e amicizia, e ancora ero rifiutato. Non era ingiusto questo? Devo essere considerato io il solo criminale, quando tutta