Page 17 - Mary Shelley
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l’umanità ha peccato contro di me? Perché non odi Felix, che gettò il suo amico fuori dalla porta con disprezzo? Perché non maledici il contadino che cercò di distruggere il salvatore della sua bambina? No, questi non sono esseri virtuosi e immacolati! Io, il miserabile e derelitto, sono un aborto da scacciare, da prendere a calci, e da calpestare. Persino adesso il mio sangue ribolle al ricordo di questa ingiustizia.
Ma è vero, sono un disgraziato. Ho ucciso i buoni e gli indifesi; ho strangolato gli innocenti mentre dormivano e ho stretto la gola, fino alla morte, di chi non aveva mai offeso né me né alcun essere vivente. Ho destinato il mio creatore, esclusivo esempio di tutto ciò che è degno di amore e di ammirazione fra gli uomini, all’infelicità; l’ho perseguitato fino a questa irrimediabile rovina. Lì giace, bianco e freddo nella morte. Tu mi odi, ma la tua ripugnanza non può eguagliare quella che io provo per me stesso. Guardo le mani che hanno eseguito quelle azioni; penso al cuore in cui
l’idea è stata concepita e attendo quel momento in cui queste mani incontreranno i miei occhi, e quell’idea non perseguiterà più i miei pensieri.
Non temere, non sarò lo strumento di futuri crimini. Il mio compito è quasi completo. Non è necessaria né la tua morte né quella di nessun altro uomo per portare a termine la mia esistenza e per realizzare ciò che deve essere fatto, ma è richiesta la mia. Non credere che avrò esitazioni nel compiere questo sacrificio. Lascerò il tuo vascello per la zattera di ghiaccio che mi ha portato sin qui e andrò in cerca dell’estremità più settentrionale del globo; innalzerò la mia pira funebre e consumerò fino alle ceneri questo miserabile corpo, affinché ciò che rimane non possa dar luce a qualche curioso o empio disgraziato che voglia creare un altro essere come me. Morirò. Non sentirò più le angosce che ora mi consumano, né sarò più la preda di sentimenti insoddisfatti e mai estinti. Colui che mi ha chiamato alla vita è morto e quando anch’io non ci sarò più, il ricordo di noi due svanirà rapidamente. Non vedrò più il sole o le stelle, né sentirò il vento sfiorare le mie guance. La luce, i sentimenti, e le sensazioni passeranno; e in questa condizione devo trovare la mia felicità. Alcuni anni fa, quando le immagini che offre questo mondo mi si presentarono per la prima volta, quando sentii il calore piacevole dell’estate e udii il fruscio delle foglie e il cinguettio degli uccelli, e questo era tutto per me, avrei pianto all’idea di morire; ora è la mia unica consolazione. Corrotto dai crimini e straziato dal più amaro rimorso, dove posso trovare pace se non nella morte?
«Addio! Ti lascio, tu sarai l’ultimo essere umano che questi occhi vedranno. Addio, Frankenstein! Se tu fossi ancora vivo e se ancora accarezzassi un proposito di vendetta contro di me, questo verrebbe soddisfatto più dalla mia vita che dalla mia distruzione. Ma non è stato così; tu hai cercato la mia estinzione, affinché non causassi sventure più grandi; e se ancora, in qualche modo a me sconosciuto, non hai cessato di pensare e di