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Arbutus unedo - Ericaceae
Cocomero, Cacummaro, Cacombaro, Caccumarrara, Acummaru, Agumaru, Allerone, Lallerone, Vallarone, Albatro, Albatrello, Albatresto, Arbuso, Arbuto, Armelin, Armutin, Armuria, Armotti, Umbriachella, Briachello, Mbriaculu, Miraculi, Cerasa marina, Frola marina, Fragola di monte, Fragole de scojo, Fragolone, Frole d’Natal, Pomin ross, Rossello, Rossetto, Rusciolo, Rusolo, Sorba pelosa, Suorvo di macchia, Suorvo marino,
Mela di lidone, Meelli da murta, Meelarmutti, Marmotta, Marmelotta, Cornale, Cornolaro, Ghilisoni, Janolo, Momponi, Lamborsa, Baudurin, Olidone, Ulioni, Uerion, Audun, Lughi, Rassolillo, Nancola, Urlo
CHI È
Mentre sul blasone della città di Madrid figura un’orsa golosa pog- giata su un bell’al- bero di corbezzolo,
su quello della Pro-
vincia di Ancona fi-
gura un ramo di questa
stessa pianta, che nell’antica
Grecia si chiamava kòmaros. Il
promontorio del Conero infatti gli deve il suo
nome e lo celebra il 28 ottobre attraverso un rito bac-
chico che voleva che gli abitanti accorressero numerosi
nei boschi a cibarsi di questi frutti e si incoronassero
di rami. Appare tra i frutti di bosco del giardino delle
delizie, il più famoso trittico di Hieronymus Bosch quale rap- presentazione del mondo selvatico, e dell’animalità di coloro i
quali nel dipinto si concedono con dionisiaca pienezza ai piaceri
carnali. Le sue bacche sono una rara delizia di fine autunno, man-
giarne troppe può provocare un senso di vertigine ed ebbrezza, e
vengono usate per la distillazione di acquavite in Corsica, in Sarde-
gna e in Portogallo. Eppure il nome latino di questo albero delle fragole
evoca l’asprezza e quello celtico di ‘arbois’ significa legno austero. Si tratta di un alberello sempreverde della famiglia dell’Erica che riesce a prosperare anche in condizioni di siccità, ed ha la particolarità di por- tare fiori bianchi e frutti rossi nello stesso tempo. Così nel risorgimento
è diventato il simbolo del tricolore, conquistandosi addirittura un’ode del Pascoli: “O tu (...) chè metti i fiori quando ogni altro al suolo getta le foglie; i bianchi fiori metti quando rosse hai già le bacche, e ricominci eterno, quasi per gli altri ma per te non fosse l’ozio del verno; o verde albero italico, il tuo maggio è nella bruma: s’anche tutto muora, tu il giovanile gonfalon selvaggio spieghi alla bora (...)” La compresenza di fiori e frutti ne fa un simbolo d’immortalità e
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Corbezzolo