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di buon augurio. Lo troviamo spesso nei parchi vicino ai monumenti ai caduti e sui sepolcri dei morti nell’antica Roma, ma anche all’ingres- so dei giardini in segno di ospitalità. Nei Fasti di Ovidio, la ninfa Carna lo usa per sciogliere i malefici e proteggere i bambini: il corbezzolo è amico degli umili. Le sue fronde ospitano una bellissima farfalla detta “ninfa del corbezzolo”, vengono usate per benedire gli ovili e si dice che il formaggio risulti più gustoso, mentre durante il freddo inverno se ne nutrono gli animali. Il miele amaro e balsamico che le api ricavano dai suoi fiori è più caro del miele dolce. Le sue foglie ed il suo legno aromatico profumano gli arrosti, si possono usare come spiedi o per la cottura karraxiu, una tecnica sarda simile al rito dalla pachamama sud americana che prevede di av- volgere la carne nelle frasche, interrarla in una buca e poi accendere il tutto per farla cuocere a fuoco lento tra le braci. Le foglie di corbezzo- lo in Corsica e in Sardegna si usano anche per mantenere fresche le castagne durante l’inver- no, mentre la grana fine e densa del suo legno lo rende adatto ai lavori di ebanisteria, alla mani- fattura di manici, fusi, uncini, sedie, attrezzi e pali per le vigne o semplicemente come combu- stibile casalingo. Dalle sue bacche schiacciate e poste a fermentare si ottiene un vino, che viene poi distillato per produrre un’acquavite legge- ra e profumata, che in Portogallo porta il nome di medronho. Dato che contengono un buon 20 percento di zuccheri, infine è usanza ridurne il succo a fuoco lento per preparare la saba, un sostituto dello zucchero usato in molti dolci ti- pici sardi. Dalla sua corteccia si estraggono tan- nini per la concia delle pelli.
DOVE SI TROVA
Si tratta di un arbusto tipico della macchia me- diterranea e delle pinete che apprezza il caldo ma cresce bene anche a mezz’ombra nei bo- schi fino a un’altitudine di 800 metri. Purché asciutti e ben drenati, ama i suoli acidi e ricchi
di nutrimento ma tollera benissimo anche i ter- reni calcarei e sabbiosi, in particolare se ricchi di silice. In seguito agli incendi, ne trova in ab- bondanza. Tollera bene la siccità.
QUANDO RACCOGLIERLO
I frutti di corbezzolo si raccolgono ben maturi tra novembre e dicembre, e nello stesso perio- do a scopo erboristico potrete raccoglierne la radice, mentre per preparare infusi di foglie è preferibile farne incetta d’estate ed essiccarle.
COME SI RICONOSCE
Si tratta di un arbusto sempreverde che può as- sumere il portamento di un cespuglio o di un albero a seconda dell’età, è molto ramificato e foglioso e può raggiungere gli 8 metri di altez- za: nei terreni particolarmente fertili cresce ve- locemente. Le sue foglie lanceolate sono simili a quelle dell’alloro solo finemente seghettate ai margini, lucide di un verde intenso sulla pagi- na superiore e leggermente più chiare su quella inferiore, ed hanno una consistenza coriacea. Ha rami rossastri e pelosetti, con venature di bruno e scaglie di grigio: la sua corteccia sottile si fessura e si sfalda longitudinalmente. Tra ot- tobre e novembre, produce fiorellini penduli di un bianco giallastro con sfumature rosate che somigliano a quelli del mughetto e sono riuniti in grappoli da una ventina. Nel contempo, ma- turano i suoi frutti, delle bacche di un diametro di circa 2 centimetri che pendono da lunghi pic- cioli dapprima gialle poi di un bellissimo ros- so vivo, ricoperte di puntine dure e dalla polpa carnosa e arancione come quella delle pesche. Contengono piccolissimi semi brunastri.
PERCHÉ CI PIACE
Le bacche di corbezzolo hanno una fama contro- versa più che altro per via della loro consistenza granulosa, dovuta ai tubercoli, le graziose pun- tine che ne formano la “scorza esterna”, e che sono della stessa sostanza della polpa, solo più