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responsabili che non  possono essere ignorati. Mi sembra difficile che tutti questi
                racconti possano essere dovuti ad illusioni ottiche".
                L'AEC studiò dunque anche i dischi volanti. Ne abbiamo le prove; se ne interessò sin
                dall'epoca  del caso Roswell (la caduta di  un disco volante nel  deserto del Nuovo
                Messico); il segretario dell'organizzazione David Lilienthal dichiarò agli americani
                impauriti che gli UFO non avevano nulla a che fare con i loro esperimenti atomici.
                L'organizzazione  fu poi stata coinvolta pubblicamente in altre due  occasioni:
                nell'agosto del 1951 a Lubbock una formazione a V di UFO venne scorta da diversi
                testimoni, compreso un professore che lavorava alla Sandia Corporation per conto
                dell'AEC, con  l'autorizzazione Q  (uno  dei gradi  più elevati  di segreto, l'unico
                ammesso per entrare  nell'Area  51). E nel  1957, quando l'associazione ufologica
                APRO recuperò il frammento di un  presunto  disco  volante esploso ad  Ubatuba,
                Brasile, il 15 settembre, e commissionò le indagini di laboratorio proprio all'AEC. In
                seguito si disse che i frammenti, che risultavano contenere leghe sconosciute sulla
                Terra, andarono perduti; l'APRO ricevette minacce dai servizi segreti brasiliani e
                agli ufologi venne imposto il silenzio. L'AEC studiò i dischi volanti, dicevamo. Non
                risulta che sia riuscita a carpirne il segreto, per fortuna. C'è riuscita invece con
                l'energia atomica, con i risultati che conosciamo




















































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