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4. I RAPPORTI DI LAVORO CESSATI
di un aumento del peso di Altre cause (+1,1 punti percentuali) e della Cessazione richiesta dai lavoratori (+0,5
punti percentuali), diminuisce la quota della Cessazione promossa dai datori di lavoro (-1,7%). L’analisi delle
sue componenti indica come, a fronte di una stabilità della quota della Cessazione attività e di Altro, il calo
sia riconducibile sostanzialmente alla componente dei Licenziamenti. In termini di variazioni tendenziali, il
trend negativo della Cessazione Attività e dei Licenziamenti, osservato dal 2017 al 2019, segna per i Licenzia-
menti una forte discesa nel 2020, pari a -35,6%, mentre la Cessazione Attività mostra un calo minore (-17,6%).
4.1. L’articolazione territoriale e settoriale
Nel 2020 sono stati osservati 9,3 milioni di rapporti di lavoro cessati, in sensibile calo, circa 2 milioni pari a
-17,7% nei confronti del 2019, che aveva registrato una variazione di segno positivo (pari a +2,3%). Tali rap-
porti hanno coinvolto 5,1 milioni di uomini, a fronte di 4,2 milioni di donne, con un maggior decremento
tendenziale delle seconde (-18,2%) rispetto ai primi (-17,2%) (Tabella 4.1).
La riduzione dei rapporti di lavoro conclusi riguarda tutte le ripartizioni territoriali con variazioni maggiori nel
Centro (-22,3%), rispetto al Mezzogiorno (-14,8%) e al Nord (-17,4%). Quest’ultima ripartizione riflette, con-
trariamente alle altre, una maggiore riduzione della componente maschile (pari -18,2%) nei confronti di
quella femminile (pari a -16,5%).
Ricalcando sostanzialmente la composizione percentuale dei due anni precedenti, nel 2020 il volume mag-
giore di cessazioni si concentra al Nord, raccogliendone il 41,3% del totale, a fronte del 36,0% del Mezzo-
giorno e del 22,7% del Centro; l’evoluzione del triennio 2018-2020 indica un lieve aumento della percentuale
al Nord e nel Mezzogiorno, a fronte di una diminuzione nel Centro (-1,2 punti percentuali).
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