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4. I RAPPORTI DI LAVORO CESSATI



            Insieme ai flussi di rapporti attivati è possibile analizzare in dettaglio i flussi di cessazione, in particolare sa-
            ranno trattati i rapporti di lavoro cessati nell’arco del triennio 2018-2020, con riferimento alla loro articola-
            zione territoriale e settoriale, alle tipologie di contratti, ai settori di attività economica, alla sede regionale
            dell’attività lavorativa nonché in base alle caratteristiche anagrafiche dei lavoratori interessati.

            Dopo la rilevante diminuzione registrata nel 2016, legata a una maggiore durata dei rapporti di lavoro - in
            concomitanza con gli sgravi contributivi “triennali “della Legge n.190/2014 e gli sgravi “biennali” della Legge
            n.208/2015 -, nel 2017 la dinamica dei rapporti di lavoro cessati mostra una ripresa, che si estende anche ai
            due anni successivi. Investito dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 e dalle stringenti misure di conte-
            nimento del virus e caratterizzato da una lunga serie di provvedimenti legislativi di sostegno all’occupazione,
            il 2020 interrompe il trend in crescita, con una sensibile riduzione dei flussi delle cessazioni, che passano da
            11,3 milioni a 9,3 milioni, con un calo di 2 milioni di rapporti, pari a -17,7%. Nel periodo 2019-2020 la ridu-
            zione del volume delle nuove attivazioni ha contribuito significativamente alla contrazione dei rapporti di
            lavoro e degli individui interessati da una cessazione contrattuale, che nel caso dei contratti a termine ha
            comportato anche ulteriori mancate cessazioni (pur in presenza di provvedimenti di salvaguardia, quali il
            cosiddetto “Decreto rilancio”), unitamente agli interventi normativi di sospensione dei licenziamenti,  intro-
            dotti a partire dal “Decreto Cura Italia”.
            Il decremento dei rapporti cessati è diffuso a tutti i principali settori di attività economica, con cali significativi
            nell’Industria (-17,3% nell’Industria in senso stretto), concentrandosi in misura maggiore nei Servizi, che rap-
            presentano il settore con il volume di cessazioni più consistente (69,6%). Il calo dei Servizi interessa tutti i
            comparti, in particolare quelli più legati al settore turistico, come Alberghi e Ristoranti (-32,5%), Trasporti e
            comunicazioni (-21,1%) e al settore sociale, come Altri servizi pubblici, sociali e personali (-23,3%).
            Con riferimento alle tipologie contrattuali, il Tempo Determinato si conferma, con il 65,7% del totale rilevato,
            come contratto prevalente, oggetto di più frequenti cessazioni, a fronte di una quota pari al 18,8% per il
            Tempo Indeterminato, che prevale sui restanti contratti. L’analisi del triennio 2018-2020 mostra un decre-
            mento della quota di cessazioni per i contratti a termine (che passano da 66,6% a 65,7%), e un aumento per
            il Tempo Indeterminato (da 18,5% a 18,8%).  In termini di variazioni percentuali, la dinamica mostra, dopo un
            generale incremento delle cessazioni nel periodo 2018-2019 (con esclusione dei contratti di Collaborazione),
            una sensibile riduzione nel 2020 (pari a -17,7%), che si estende a tutte le tipologie contrattuali, con variazioni
            superiori nell’Apprendistato (-22,7%) e nella categoria Altro (-20,2%).

            Per quanto riguarda le classi di durata dei rapporti di lavoro, emerge come nel 2020 l’80,6% dei contratti
            cessati presenta una durata inferiore a un anno, una quota in diminuzione di 2,8 punti percentuali rispetto
            al 2019. Nello specifico, il 48,3% dei contratti giunge a conclusione entro tre mesi, di cui il 28,6% entro un
            mese e l’8,5% entro 1 giorno (Tabella 4.4). Tra il 2019 e il 2020, alla diminuzione della quota percentuale dei
            rapporti di breve durata fino a 30 giorni (-6,4 punti percentuali), riconducibile alla riduzione dei rapporti fino
            a 3 giorni, corrisponde un aumento del peso di tutti i rapporti di maggiore durata, in particolare quelli supe-
            riori a un anno (+2,8 punti percentuali).

            Nello stesso periodo, le dinamiche tendenziali riscontrano variazioni di segno negativo in tutte le classi di
            durata, in particolar modo in quelle di durata inferiore a 30 giorni (-32,8%) - che al loro interno fanno regi-
            strare una riduzione pari a -47,4% per i contratti di un giorno – mentre sono i contratti superiori a un anno a
            mostrare il decremento minore (-4,1 %).

            Un’informazione specifica di rilevante interesse riguarda la causa di conclusione, imputabile in prevalenza
            alla scadenza naturale del contratto, che rappresenta il 66,8% del totale, seguita dalla Cessazione richiesta
            dai lavoratori (16,7%), dalla Cessazione promossa dai datori di lavoro (8,3%) e da Altre cause (8,2%). A fronte



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