Page 22 - Dossier modello A2.0
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materie prime seconde con un’importazione netta di 4,5 milioni di tonnellate. Dall’estero giungono principalmente metalli ferrosi, alluminio e legno. Proprio il caso della siderurgia consente di evidenziare le peculiarità dell’industria italiana che, nel tempo, si è adeguata alla scarsità di materie prime adottando soluzioni tecnologiche che prevedono un’alimentazione degli impianti tramite rottami piuttosto che materia prima.
L’importanza della produzione secondaria appare evidente anche considerando i dati registrati in coincidenza dell’irrompere della crisi. In una fase di contrazione generale di volumi di produzione, la rilevanza delle materie prime seconde appare chiara: tra il 2008 e il 2010, mentre la produzione di alluminio primario registrava tassi di contrazione prossimi al 30%, quella di alluminio secondario si riduceva soltanto del 5%; analogamente, se tra il 2008 e il 2009 la produzione di piombo primario si è ridotta di più del 60%, la flessione sperimentata nella produzione del piombo secondario non ha superato il 16%.
Dinamiche analoghe si registrano anche nell’industria del legno, del vetro e degli aggregati inerti.
Anche l’industria delle materie plastiche, diventata principalmente “industria di trasformazione”, è alimentata in misura significativa da fibre di recupero, così come l’industria cartaria che, essendo priva di cicli integrati e di produzione di pasta di cellulosa, appare dipendente dai volumi di macero.
Le peculiarità dell’industria italiana sopra evidenziate collocano il nostro Paese ai vertici delle classifiche europee del riciclo, sebbene l’Italia non sia fra i Paesi più virtuosi quanto a capacità di raccolta, a ulteriore prova della rilevanza della componente pre- consumo.
Con riferimento ai soli rifiuti riciclabili (metalli, carta, plastica, legno, gomma e tessili), per i quali si dispone di statistiche omogenee, infatti, rispetto a un dato UE di 162,7 milioni di tonnellate, l’Italia si colloca al primo posto con 24,1 milioni di tonnellate, seguita dal Regno Unito (24,0 milioni di tonnellate).
Si tratta di un dato significativo che tratteggia la rilevanza di un settore economico, quello del riciclo, tutt’altro che marginale per l’economia del Paese e che rappresenta, peraltro, la componente più significativa della gestione dei rifiuti sia in termini di imprese – il 51% delle imprese del settore è attivo nel segmento del riciclo – sia in termini di valore della produzione, rappresentando oltre un terzo del totale del comparto.
Tra il 2000 e il 2010 il settore ha sperimentato una dinamica fortemente espansiva con una crescita media annua del numero delle imprese pari a circa il 3,3%, un incremento occupazionale medio annuo del 7,5% e un fatturato complessivo che registra sul periodo un CAGR del 15%.
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