Page 25 - Dossier modello A2.0
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Il passaggio dallo smaltimento al recupero/trattamento dei rifiuti, infatti, richiede agli Stati membri di dotarsi di infrastrutture idonee alla gestione di processi di trasformazione complessi. In mancanza di tali requisiti i Paesi dotati di un sistema impiantistico più adeguato avranno un vantaggio competitivo nei confronti degli altri, meno all’avanguardia dal punto di vista della dotazione impiantistica.
Anche la strategia energetica europea a favore dello sviluppo delle fonti rinnovabili ha rappresentato, per i Paesi che hanno colto appieno questa opportunità, un elemento a sostegno dello sviluppo di impianti per il recupero energetico da rifiuti. Dal momento che tali impianti, per operare in modo efficiente, richiedono una quantità minima di rifiuti da trattare al di sotto della quale la loro gestione diventa antieconomica, si assiste a fenomeni di importazione di rifiuti finalizzati al raggiungimento di volumi di incenerimento che garantiscano la redditività delle imprese di recupero energetico. Anche in questo caso la Germania è di fatto un caso di studio, per l’eccesso di capacità di trattamento che si trova oggi a dover gestire importando rifiuti dagli altri Paesi europei.
Accanto a questi aspetti che attengono, in generale, alla capacità dei diversi Paesi di trattare i propri rifiuti in modo appropriato e a costi congrui, il tema del trasporto internazionale di rifiuti trae origine anche da dinamiche di carattere globale.
Il traffico transfrontaliero di rifiuti interessa prevalentemente le Regioni del Nord Italia che esportano circa il 70% dei rifiuti speciali complessivamente movimentati e ne importano più del 97%.
Tale circostanza è chiaramente connessa alla distribuzione territoriale del tessuto produttivo nazionale, essendo il commercio internazionale di rifiuti strettamente legato all’attività industriale con riferimento sia alla produzione di scarti, sia all’impiego di materie prime seconde.
A.2.5. Costi di gestione e investimenti
In base alle stime effettuate sugli ultimi dati disponibili, il costo medio annuo per la gestione del ciclo dei rifiuti si aggira intorno agli 8 miliardi di euro, più del doppio rispetto a quanto registrato all’inizio del decennio. In Italia oggi questo costo viene coperto dalla tariffa/tassa sui rifiuti pagata dai cittadini, alla quale si aggiungono i corrispettivi riconosciuti dal Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) per la raccolta di rifiuti da imballaggio da avviare a recupero o riciclo, gli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’ecotassa sulla discarica e i ricavi derivanti dalla cessione di alcune tipologie di raccolta differenziata non conferite ai consorzi e cedute sul libero mercato.
Un’efficiente gestione del servizio si deve poi accompagnare a una dotazione impiantistica adeguata, frutto della realizzazione di nuovi impianti ma anche di una riorganizzazione dell’offerta esistente, per attuare la quale appare cruciale affrontare il tema del reperimento di risorse che prescindano dal finanziamento
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