Page 28 - Dossier modello A2.0
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Fin qui il realizzato: se si considerano però gli obiettivi di azzeramento del conferimento in discarica e del raggiungimento di percentuali di raccolta differenziata che dovrebbero aggirarsi intorno al 65%, l’attuale dotazione impiantistica risulta insoddisfacente. BIIS e Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo nel 2012 hanno stimato che con una produzione di RU costante, nella migliore ipotesi che la raccolta differenziata raggiunga il previsto obiettivo del 65% e che tutta la materia a valle della raccolta differenziata sia recuperata, residuerebbero comunque circa 11 milioni di tonnellate di rifiuti.
Visto l’ingente fabbisogno di investimenti, il punto su cui focalizzare l’attenzione è su come e dove trovare le risorse necessarie, considerato che le modalità di finanziamento, in linea teorica, possono essere di tre tipi: attraverso un contributo in tariffa, con investimenti pubblici o con l’apporto di privati.
Detto ciò e posto che uno sviluppo industriale del servizio può portare tra le altre cose a risparmi significativi per le finanze locali – per le quali la gestione dei rifiuti rappresenta ancora un onere significativo, in parte finanziato anche con la fiscalità generale – e considerato che nell’attuale fase di contrazione delle risorse finanziarie locali è difficile immaginare che le risorse necessarie per la realizzazione degli investimenti atti a colmare il gap impiantistico che caratterizza il sistema dei rifiuti in Italia possano essere reperite attraverso fondi pubblici, appare in prospettiva urgente trovare le modalità di un maggior coinvolgimento delle risorse private.
In questo quadro di scarsità, si apre del resto anche un tema “costo/opportunità” delle risorse pubbliche, che sarebbe più opportuno indirizzare verso servizi essenziali con logiche di sviluppo diverse da quelle industriali, che contraddistinguono invece i comparti dei servizi pubblici a rilevanza economica, tra i quali il servizio di igiene ambientale, e che potrebbero, se adeguatamente riformati, attrarre risorse private.
La partecipazione dei capitali privati può avvenire attraverso interventi in Partenariato Pubblico Privato (PPP), finanziati con tecniche di Project Financing.
I dati dell’Osservatorio Nazionale del Project Financing riferiti al periodo 2002-2010 mostrano un mercato del PPP che interessa in percentuale piuttosto ridotta il settore dell’igiene urbana: appena l’1,6% del valore totale dei bandi di gara censiti in questo periodo ha infatti riguardato i rifiuti.
Occorre tuttavia osservare come la percentuale di gare aggiudicate rispetto ai bandi sia notevolmente superiore alla media (46,7% rispetto al 27,6%); inoltre, l’importo medio delle gare risulta superiore al totale, in relazione sia a quelle bandite (13,6 milioni di euro), sia a quelle aggiudicate (18,4 milioni di euro).
Con riferimento alle gare aggiudicate si può inoltre notare che, nel periodo 2003-2009, l’ANCE registra per il settore del trattamento rifiuti (quindi quella parte del comparto igiene urbana a più alta intensità di capitale per il ruolo determinante dell’impiantistica) un numero di aggiudicazioni di per sé esiguo (12 su un totale di 411), ma con una
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