Page 8 - Dossier modello A2.0
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cost recovery. Se questo appare corretto in virtù della funzione di servizio pubblico che le aziende di igiene ambientale svolgono, rischia tuttavia di rappresentare un elemento fortemente disincentivante per il raggiungimento di livelli di efficienza: in effetti i costi di gestione del servizio non hanno fatto che crescere nel corso degli anni. D’altro canto, sul lato imprenditoriale si deve registrare una forte crisi di liquidità, legata alla lentezza dei pagamenti degli Enti locali e agli elevati livelli di morosità dell’utenza. Un elemento di criticità estrema che, se non risolto prontamente, potrebbe portare molte imprese del settore alla chiusura.
Il servizio di igiene ambientale viene finanziato, oltre che dalla tariffa pagata dagli utenti, dalla fiscalità generale, dai contributi corrisposti dai produttori per la raccolta dei rifiuti da imballaggio, che vengono poi trasferiti sui prezzi dei beni, e dalla cessione di alcune tipologie di raccolta differenziata, non conferite ai consorzi e cedute sul libero mercato. I cittadini si trovano quindi a pagare per la gestione del servizio di rifiuti come utenti, come contribuenti e come consumatori. Migliorare l’efficienza del servizio, riducendone il costo, rappresenta dunque un obiettivo che potrebbe avere un significativo impatto sul reddito disponibile degli italiani.
Un ulteriore tema riguarda il finanziamento degli investimenti per la realizzazione di nuovi impianti o l’ammodernamento di quelli esistenti. Si stima che per realizzare gli impianti necessari per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata e di riduzione del ricorso alla discarica siano necessari circa 18-19 miliardi di euro. Un fabbisogno ingente per il quale, trattandosi di fatto di opere c.d. “calde”, potrebbero essere efficacemente attivati capitali privati, che a oggi non sembrano aver trovato particolarmente attrattivo il settore, per le difficili condizioni di contesto più che per caratteristiche intrinseche, che invece lo renderebbero adatto sia allo sviluppo di forme di partenariato pubblico-privato, sia a interventi su base corporate.
Emerge dunque un quadro contradditorio: siamo di fronte a un settore che se per certi aspetti appare in evoluzione – impegnato in un processo di razionalizzazione, ammodernamento tecnologico e organizzativo, consolidamento dimensionale e strutturale – per altri presenta ancora tanti nodi da sciogliere e criticità da affrontare per riuscire a reggere il confronto con i competitor stranieri, valorizzando al tempo stesso un prodotto che da scarto deve, anche in Italia, diventare risorsa.
Ambiente 2.0 Consorzio Stabile S. C. a r.l.
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