Page 3 - Giornalino Eureka #2
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La particolarità era data dal fatto che era totalmente oscura e senza altri
            dettagli di rilevo, se non che un sorriso che decorava l’intero volto.
            <Al giorno d’oggi il trucco può fare miracoli, eh eh eh>
            Sussurrai come se dovessi darmi una spiegazione.
            Seguendo le buone maniere, prima le presentazioni, dobbiamo instaurare una
            sorta di legame mio caro spettatore indomito.
            Io decisi di seguire il gioco, ma non appena aprii la bocca per rispondere mi
            interruppe.
            Non c’è bisogno, io so già tutto sul tuo conto.
            Ma chi si crede di essere, magari è un illusionista.
            Ora veniamo a me, Io sono l’incarnazione vivente dell’Odio, tutto il mio lavoro è
            far odiare, disprezzare, detestare, separare e tanti altri aggettivi negativi.
            Disse quella frase porgendo la mano in avanti come a togliersi un ipotetico
            cappello dalla testa e inchinandosi leggermente in avanti.
            Io sono una conseguenza delle vicissitudini della sorte e vi faccio compagnia
            nei momenti più solitari della vostra esistenza.
            Il mio è uno dei compiti più determinanti, quando mi attacco a voi, nell’animo,
            sprigiono una potenza pari a mille bombe atomiche.
            Te ne rendi conto? Di tutto quello che mi è stato ceduto intendo.
            Quando ero solo un piccolo esserino, a dir la verità bramavo i lavori degli altri
            bambini.
            Io osservavo il mio cosiddetto periodo di addestramento come ad una gara: chi
            riusciva a radunare più “soldati”, prima della fine delle lezioni.
            Vedevo l’Accondiscendenza, era una creaturina così influenzante, tutti gli stolti
            la seguivano e obbedivano solo a lei.
            Poveretti i dotati di intelligenza, si ritrovavano da soli e venivano sparlati dai
            seguaci dell’Accondiscendenza, solo perché non riuscivano a non pensare con
            la propria mente e per questo erano differenti e da evitare.
            Guardavo incuriosito l’Amicizia, non ho mai capito come facesse a radunare
            quell’esercito di persone senza nemmeno obbligarli.
            Nell’angolino della stanza c’era la Fedeltà: chi decideva di far parte delle sue
            truppe diveniva come un fratello devoto e i casi di tradimento erano pari a
            zero.
            E alla fine vi ero io, i componenti del mio esercito aumentavano e diminuivano,
            venivano e se ne andavano, come un circolo, un serpente che si morde la coda
            e sai il perché e il percome?
            Anche voi uomini, il rapporto che avete l’uno con l’altro è incredibilmente
            instabile, BARCOLLANTE!
            Basti che un vostro amico non vi presti qualche soldo, non vi aiuti in qualche
            vostra scelta folle o solo non vi segua o non vi tenga la manina per tutta la vita
            che già voi pronunciate il mio nome:

            Perciò non pensi di aiutarmi? Allora non rivolgermi più la parola, io non ti
            conosco, io ti ODIO.


            Iniziò a gesticolare in maniera goffa, come un uomo di mezz’età che aveva
            bevuto troppo e nel suo linguaggio si poteva percepire anche un pizzico di
            scherno.
            <È un fardello>
            Dissi abbassando lo sguardo che al contrario del suo si illuminò.
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