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       nuto quel filosofo, se avesse avuto
       sott' occhio nella sua universalità

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       non è chi non senta le conseguenze che
       risultano per la metafisica, e per tutto l'u
       mano sapere, da un sistema che niega la
       verità obbiettiva ed il principio di causalità.
        Se non esiste questa nelle cose, come po
       tressimo contrarre l'abitudine di vedervela?
        Kant adottò le premesse dello scozzese, ma
        conchiuse altrimenti, vedendo che per sal
       vare l'autorità di quel principio, e non
        esso esistendo negli oggetti osservati, era
        indispensabile cercarlo nell' osservatore ,
        eercando il principio a priori, dal quale
        dipende la necessità della sintesi nell'idea
        della causalità. Se non obbiettiva in fatti,
        essa dev'essere subbiettiva, e non v'è
        strada di mezzo,        -    i
          Kant però si avvide che il setticismo di
        Hume poteva estendere i suoi dubbi sull'i
        dea della causalità sino alla necessità ed al
        valore obbiettivo di tutti i giudizi sintetici
        a priori; e si propose quindi, la dimanda
        sulla possibilità dei medesimi. Che dal ri
        solvimento di tal giistione dipenda la va
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