Page 16 - My Father-Final Italian
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Tutti ne fummo felici, tranne per il fatto che avrei lavorato a Mumbai. In più, mi ritrovai a non poter aiutare più mio padre col mio denaro perché Mumbai è una città molto costosa e a me piacevano le cose costose.
Mio padre non mi chiese mai nulla, e né mai discutemmo di questo argomento. Ma io ottenni il mio lavoro alla Tatas, come lui affermò cinque anni prima dell’avvenimento.
La sua influenza su di me e sul mio lavoro.
A questo punto, mi piacerebbe spostare l’attenzione sulla mia migrazione verso altri Paesi, lontano dall’India.
Negli ultimi anni di studi all’Università, ero ossessionato dall’idea di studiare negli USA. Come specificato in precedenza, mi ero iscritto, e mi era stata offerta, ammissione con sussidio economico al programma di PhD in due Università.
Ma il mio Visto venne respinto sulla base del fatto che mio padre non avesse proprietà, e che quindi mio interesse sarebbe potuto essere quello di rimanere negli USA anche oltre gli studi.
Secondo me fu un trattamento alquanto ingiusto, ma accettai la cosa con faccia felice, dopo una settimana di disappunto.
La profezia di mio padre sul lavoro alla Tatas mise istantaneamente fine a quel sentimento di disapprovazione. Inoltre, ero molto impegnato col mio lavoro.
Dopo due anni di impiego, il mio datore di lavoro mi propose di trasferirmi in Nuova Zelanda, per lavorare lì. Chiamai mio padre a Pune che mi consigliò di accettare l’offerta.
Mio padre venne in aeroporto per salutarmi. Sentivo la gioia di poter andare in un Paese così influente, e il mio desiderio di andare negli USA fu, in un certo qual modo, esaudito.
Adesso ho onestamente dimenticato la mia precedente ossessione con gli USA.
Durante il nostro incontro all’aeroporto, mio padre mi prese per mano, dopo che io gli ebbi toccato i piedi con la mia fronte, e mi disse le seguenti parole: “non pensare che questo sia il tuo unico viaggio all’estero. Tra un po’ di tempo ti recherai anche negli USA e viaggerai pure in molti altri Paesi del mondo”. Lo ascoltai, ma non ci pensai molto su in seguito.
Dovetti focalizzarmi sul lavoro al tempo, e su tutte le sfide che mi si presentavano davanti. Ma, in fondo al cuore, sapevo bene che le parole di mio padre si sarebbero avverate.
Dopo due anni e mezzo, tornai a visitare l’India per cinque mesi, durante i quali studiai con il conosciutissimo insegnante di Yoga Asana, Guruji B. K. S. Iyengar.
Dopo questo periodo tornai in Nuova Zelanda e dopo un paio di anni mi recai negli USA per una vacanza, in visita a Disneyland, vicino Los Angeles.
Durante questo viaggio rinvigorii la mia attrazione per gli USA, restandone affascinato in qualche modo; dunque, cominciai a cercare lavoro negli Stati Uniti sfruttando la posta elettronica.
Una Organizzazione fece visita a Wellington, in Nuova Zelanda, per reclutare personale per un particolare progetto. Nonostante non avessi aderito alla loro selezione, mi accadde di incontrare il responsabile dei colloqui per una coincidenza, e quello mi fece una intervista. Venni scelto, e le mie procedure per ottenere il Visto cominciarono, in quanto ero un candidato proveniente non più dall’India ma dalla Nuova Zelanda.
Ricordo che mio padre chiese a un suo caro discepolo di metterci telefonicamente in contatto. Quella fu l’unica chiamata che mio padre mi fece dall’India. Al telefono riuscivamo appena a sentirci.
Mio padre mi chiese se mi fosse piaciuta la mia visita negli USA e gli dissi che era stata davvero bella. Quella fu l’ultima volta che parlai con mio padre.
Qualche mese dopo ricevetti un telegramma, sul quale era scritto che mio padre sarebbe morto presumibilmente in due settimane, e che, se lo desideravo, avevo occasione di vederlo.
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