Page 23 - My Father-Final Italian
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Mio padre riconobbe immediatamente in quelle parole la voce del suo Guru, giacché la ragazza parlò con la voce maschile del Guru stesso.
Mio padre consegnò quelle ceneri a lei ed ai suoi genitori. Gli chiese quindi di riportare immediatamente la ragazza a casa, cosa che fecero. Dopo un po’ di tempo, la ragazza morì a casa e mio padre apprese telepaticamente che il suo Guru aveva abbandonato quel corpo.
Questa è la vera connessione che c’è tra un vero Guru e il suo discepolo (Foto 16 – Il Guru di mio padre Shree Krishnanatha Maharaj di Mirajgaon, 1945).
Molte volte, durante le preghiere del Giovedì, mio padre riceveva una benedizione da Shirdi Saibaba nella forma di un dolce Pedha, o di Udhi (ceneri sacre).
In seguito, le donava unicamente ai presenti. Questo significa che i devoti prendevano parte alla benedizione ed erano protetti da Shirdi Saibaba.
Dopo essersi spostato nel posto del sig. Limaye, l’avvenimento di queste benedizioni si ridusse per qualche ragione.
Io stesso ho assistito a due di questi avvenimenti: nel primo, un grosso Pedha fu distribuito; e nel secondo, ceneri ardenti furono poste sugli indumenti del Dhoti di mio padre, e tra quelle c’erano dei petali secchi di rosa. Non c’era alcuna traccia di ceneri in nessun posto dei suoi abiti del Dhoti o sul pavimento, nel momento in cui le ceneri comparivano. Lui le riponeva sul piatto, difronte al santuario. L’odore nell’intera sala era davvero forte ed insolito. Ma mio padre non mostrò mai alcun segno di come questo fosse qualcosa di speciale, né lasciava che le persone pensassero nemmeno che quella per lui era una cosa insolita. Non c’era traccia di altri oggetti che potessero arrivare durante queste benedizioni. O Pedha, o Ceneri. Inoltre, in nessuna occasione mio padre ha mai strumentalizzato questi eventi per farsi pubblicità. Nessuna foto di questi eventi è mai stata scattata. Mio padre non diceva mai che questi eventi avrebbero risolto i problemi. Aveva spiegato, in uno dei suoi discorsi, che questi eventi non dipendevano da un suo desiderio, bensì dalla volontà di Shirdi Saibaba e del suo Guru.
Baburaoo Patawardhan era un procuratore di Bagalkot, nel Karnatak. Suo figlio Shashi studiava allora al Ferguson College, a Pune. Lui viveva nella casa dello zio materno, a Shukrawar Peth, e prendeva regolarmente parte alle preghiere Arati del giovedì da Shree Siddhamata Mandir. Perciò divenne nostro amico di famiglia.
Un anno, durante le festività di Shree Ganesha Chaturthi e Shree Gavri Poojan, mia madre aveva le mestruazioni.
Pertanto, mio padre dovette occuparsi dei preparativi della festa, incluso cucinare. Quel giorno, Shashi Patawardhan fece visita a mio padre. Mio padre preparò il prasad (cibo sacro), e lo offrì alla Dea Gauri con una preghiera. Ed ecco, il cibo svanì dal piatto, a questa preghiera. Shashi Patawardhan assistette a questo evento. Quindi, comprese che mio padre era un grande devoto e uno Yogi. Shashi divenne devoto mio padre.
Fu il fratellastro di Shashi ad ospitare me e mia sorella quando ci recammo a Mumbai per il colloquio di ammissione all’IIT dove poi feci i miei studi universitari e di Master in ingegneria (cfr. “La sua evoluzione spirituale”).
Lui invitò mio padre a casa, a Bagalkot, per poter stare con loro una settimana o due. Insistette molto, quindi mio padre, mia madre e il sig. Limaye andarono a Bagalkot. I Patawardhan possedevano una casa molto grande e una azienda agricola. L’azienda agricola produceva molti arachidi. Pertanto, i Patawardhan volevano cominciare a produrre olio con un sistema elettrico. Avevano già acquistato il macchinario. Fu stabilito che mio padre avrebbe inaugurato l’apertura della filiera.
C’era un pozzo molto vecchio vicino l’azienda, ma era secco.
Mio padre chiese a Patawardhan di recitare i Puja al pozzo, e lui pregò Saibaba per un’intercessione.
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