Page 1 - L'ITALIANO
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L’ITALIANO
Giovedì 29 Giugno 2017 Fondato da Giian Luiigii Ferrettii Anno XII NN. .23617049 $ 125 Sabato 23 Marzo 2019
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In tutto 29 accordi, di cui 19 istituzionali e 10 commerciali. Intese dal fisco alla salute
Intesefinoa20miliardiconlaCina.XiJinpingaPalermo
F i r m a t o i l m e m o r a n d u m i n 2 9 p u n t i . I l l e g h i s t a : « P e c h i n o n o n è u n m e r c a t o l i b e r o » . I l g r i l l i n o : « L u i p a r l a , i o f a c c i o »
Cronaca
Restaincarcere OusseynouSy
ROMA -Lasoddisfazione,innanzitutto.Quelladelpresidentecinesecheparladi«ungrandesuccesso»equelladelvicepremierDiMaiochede- dica la sua firma agli imprenditori del Made in Italy. E poi le fanfare, le photo opportunities, i solenni silenzi tra le parole degli interpreti e le polemi- che, in particolare il botta e risposta e distanza tra lo stesso Di Maio e Salvini, rispettivamente nel ruolo di entusiasta paladino del Dragone l’uno e l’altro a dirsi scettico nei confronti di un mercato tutt’altro che concorrenziale. La giornata del Memorandum of Understanding, che vede l’Italia primo Paese del G7 ad aderire ufficialmente alla Belt and Road Initiative, tramonta su un orizzonte nuovo, per molti promettente e per altri ignoto. I cerimoniali sono tanti e fastosi, le procedure di poche parole, in stile cinese. Nel giro di una mattinata il premier Conte e il presidente Xi Jinping coordinano i colloqui bilaterali, sorridono a vantaggio delle telecamere, presidiano il tavolo delle 29 intese a cui si danno il cambio Di Maio, firma- tario di tre Memorandum, i ministri Tria, Centinaio, Bonisoli e Grillo, politici e capitani d’impresa, i garanti dell’Italia accanto ai garanti della Cina. Si parte. Se il compiacimento di Pechino era già tutto nelle quattro delle otto pagine del «Quotidiano del popolo» dedicate ieri a Xi Jinping e Mat- tarella, quello di Roma ha il volto estatico di Di Maio che, nei giardini di Villa Madama, scommette sul cambio di passo («c’è troppo Made in Chi- na in Italia e poco Made in Italy in Cina»), promette sviluppi ulteriori («gli accordi firmati valgono 2, 5 miliardi di euro ma hanno un potenziale di 20 miliardi»), rassicura gli alleati storici pur rivendicando il primato dell’iniziativa su Parigi e Berlino («l’Italia è arrivata prima sulla Via della Seta e altri Paesi Ue hanno delle posizioni critiche, non vogliamo scavalcare i nostri partner Ue ma nelle relazioni commerciali diciamo Italy First»). Tutto bene per il governo gialloverde quel che finisce bene.
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