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FIM-CISL FROSINONE EDIZIONE N.2 GIUGNO 2020
no l’incontro con i sindacati e temporeggiano. Gli sciope-
ranti riempiono rapidamente le strade della cittadina sici-
liana, innalzano blocchi di pietre e paralizzano il traffico per
attirare l’attenzione delle autorità che invitano il sindaco
socialista ad intervenire per sedare gli animi e rimuovere i
blocchi, ma il primo cittadino si schiera con i braccianti. La
polizia, in tutta risposta, dispiega centinaia di uomini che
armati di tutto punto giungono ad Avola e qui comincia-
no i primi lanci di pietre dei manifestanti a cui gli agenti
reagiscono con un fitto lancio di bombe lacrimogene, ma
il gas, a causa del vento contrario, investe gli stessi poli-
ziotti i quali, frastornati e temendo di essere sopraffatti,
cominciano a sparare sulla folla, ferendo mortalmente due
dimostranti, Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona. L’indomani
sul campo di battaglia verranno raccolti due chili di bos-
soli. Il ministro del lavoro Giacomo Brodolini, in occasione
di una visita ad Avola nel gennaio del ’69, annuncia l’im-
minente stesura dello Statuto dei Lavoratori, mentre Vito
Scalia, segretario confederale della CISL e siciliano, affer-
ma in un’intervista: «Sono costretto a ricordare di aver
chiesto già da molto tempo e precisamente all’indomani
dei tristi fatti di Ceccano, la creazione di speciali reparti di
polizia del lavoro privi di armi e dotati soltanto dei normali
mezzi di sfollamento. . Come tutta conseguenza, venni ad-
ditato a una specie di linciaggio morale da parte del Pae-
se; ma se quella proposta fosse stata accolta, oggi non si
piangerebbe sulle spoglie di molti innocenti e sulle ferite
di tutti i lavoratori». L’anno successivo l’attenzione si spo-
sta a Battipaglia, in provincia di Salerno, dove la maggior
parte della popolazione è occupata nell’agricoltura e nelle
industrie di trasformazione. A causa della crisi economica
del settore, il 9 aprile la SAIM (Società agricola industria-
le del Mezzogiorno) decide di chiudere due aziende stori-
che, lo zuccherificio e il tabacchificio, nelle quali è occupata
la metà degli abitanti della cittadina salernitana. La sera
dell’8 aprile. Il consiglio comunale indice una manifestazio-
ne per l’indomani, mentre il sindaco e una ristretta delega-
zione si sarebbero dovuti recare a Roma per ricercare una
soluzione con il governo. Già dalle prime ore del mattino
del 9 aprile, i primi manifestanti si radunano per le strade
già bloccate dalle forze dell’ordine, decisi a raggiungere la
stazione ferroviaria presidiata dalla polizia. Dalla questu-
ra arriva l’ordine di sgomberare i blocchi ai binari per evi-
tare la paralisi e l’isolamento del Mezzogiorno. Nel tardo
pomeriggio il corteo si incanala verso il commissariato nel
quale sono asserragliati centinaia di poliziotti e carabinieri
che iniziano a sparare sula folla, uccidendo Teresa Ricciar-
di, giovane insegnate che seguiva gli scontri dal balcone
di casa e Carmine Citro, studente diciannovenne. Fra Cec-
cano e Avola erano passati sei anni, fra Avola e Battipa-
glia sei mesi e mezzo: un unico filo rosso che lega la ten-
sione sociale crescente nel Paese e in particolare nel Sud,
un unico grido di lotta e di riscatto represso nel sangue.
Leopoldo Daniele