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zioni e una perdita di efficienza delle risorse disponibili da parte del Mezzogiorno. Un indicatore di produttività come l’ICR (incremento marginale capitale prodotto) evidenzia una sostanziale perdita di efficienza, proprio a partire da- gli anni ’70 (Del Monte-Pennacchio, 2012). Si passa da un valore di poco superiore a 5 nel periodo 1951-70 a uno pari a 8 negli anni ’70, superiore a 10 negli anni ’80, per poi do- po gli anni ’90 superare largamente il valore 20. D’altronde uno studio(Del Monte-Papagni, 2001) relativo alle 20 regioni italiane nel periodo 1963-1991 evidenzia un effetto negativa della corruzione sulla crescita5, per cui ove la corruzione era più alta, come nelle regioni meridionali, maggiori sono gli ostacoli allo sviluppo.
In questo lavoro analizzaremo i meccanismi attraverso cui è avvenuto tale deterioramento attraverso lo studio dell’espe- rienza della Campania e in particolare della città di Napoli dove l’opposizione di sinistra ha governato, con l’eccezione del periodo 1983-1993, a partire dal 1975. Tale analisi è im- portante in quanto vi era da parte della sinistra l’idea che la modifica degli equilibri politici del Paese era necessaria per eliminare le gerarchie burocratiche e clientelari che, avendo in mano la gestione del denaro pubblico, dominano la socie- tà meridionale attraverso strade che nulla hanno a che fare con quelle del mercato (Graziani, 1984, p. 227). Un’analisi di questa esperienza può aiutare a comprendere le difficoltà di modificare, anche da parte delle forze di sinistra, l’organizza- zione politica che gestisce le risorse provenienti dalle regioni più prospere del Paese.
5. Questo risultato è stato confermato da un recente lavoro sulle regioni italiane (Lisciandra-Millemaci, 2014) per il periodo 1968-2011. In base ai risultati di questo lavoro se la Campania avesse avuto lo stesso livello di corruzione dell’Emilia- Romagna il tasso di crescita annuo sarebbe stato superiore di 0,83% all’anno rispetto a quello di fatto realizzato.