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118 francesco raniolo
(alla stessa stregua di quelle di società civile o dei mondi vitali due concetti, per altro, collegati specie il primo alla nostra no- zione). Più correttamente, la prospettiva del capitale sociale ha rappresentato un approccio multidisciplinare, teso a rifuggire da letture economicistiche (sia nella variante oggi egemone del- la scelta razionale e dell’economia dei costi di transazione; sia in quella oggi più marginale neo-marxista) che hanno trovato sbocchi in svariati settori di ricerca dalla salute, all’urbanistica, dalle politiche sull’immigrazione alla criminologia alle strategie d’impresa, dalla storia sociale e alla nuova geografia.
Tra le possibili sistematizzazioni del concetto riprendiamo quella proposta da due studiose, Kotzé e Lee Steenekamp (2011, pp. 2410-15), che individuano tre distinte prospettive, più una di sintesi (detta the synergy view) che riprendiamo rapidamente.
La prospettiva comunitaria o del civismo. Da questo punto di vista il capitale sociale si risolve in tre dimensioni-variabili: lo stock di impegno civico, cioè nell’interesse per le questioni relative ai problemi della comunità e la partecipazione alla vita pubblica (cittadina); la fiducia, assieme a un sentimento di solidarietà e di tolleranza per le opinioni altrui (repubblicane- simo civile); le libere associazioni, secondo una visione classica che risale a Tocqueville della partecipazione sociale (e della centralità del federalismo/decentramento) come fondamento della democrazia. Posta in questi termini la nozione di capitale sociale si risolve in quella di “comunità civica”, l’esistenza di un tessuto comunitario (di una riserva di senso civico) basato sulla fiducia che permette di superare ciò che gli economisti chiamano opportunismo e la tragedia dei beni comuni. Già nel 1916, in ambienti progressisti americani, tale nozione veniva collegata alla presenza di “comunità di vicinato”, capaci di svi- luppare reciprocità, solidarietà e fiducia (beni comuni) e più tardi (anni ’60) agli sviluppi urbani e dei quartieri delle città. In questa direzione si colloca anche Putnam, per cui il capitale sociale è costituito dalla fiducia, dalle norme che regolano la convivenza e dalle reti di associazionismo civico. Tutti elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale.