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146 raffaella y. nanetti
borsa avevano perso ben 26 miliardi di dollari di valore e milioni di investitori che avevano comprato con prestiti si trovarono finanziariamente annientati.
Il crollo di Wall Street (Galbraith, 1955) iniziò un lungo periodo di declino per l’economia americana, accompagna- to da diffusa sofferenza sociale. In tempi brevi si ridusse la fiducia dei consumatori, che a sua volta indusse una minore propensione al consumo e all’investimento e causò un calo enorme nella produzione industriale e agricola, per non par- lare del settore delle costruzioni che si contrasse fortemente. L’impatto generale di questi mutamenti fu l’accelerazione prodotta nella crescita dei livelli di disoccupazione in tutti i settori dell’economia quando sempre più lavoratori perde- vano il lavoro a seguito della chiusura delle fabbriche e del fallimento delle fattorie. L’ottimismo basato su cognizioni di laissez faire, che il Presidente Hoover aveva mostrato, nella speranza che la crisi raggiungesse presto la sua conclusione, si mostrò vano agli occhi dell’opinione pubblica. All’inizio della campagna elettorale presidenziale nel 1931 ben 10 milioni di americani erano senza lavoro e la produzione industriale del Paese si era contratta della metà. La spirale negativa colpi- va anche coloro che avevano mantenuto un’occupazione, al momento in cui i salari si contraevano e con essi il potere d’acquisto delle loro famiglie. Costretti a contrarre debiti, un numero crescente di americani delle classi media e operaia persero le loro case.
Nessuna regione del Paese sfuggì a condizioni di miseria diffusa (Trolander, 1975; Elder, 1974; Terkel, 1970), allorchè la Depressione impoveriva campagne e città, quartieri urbani e periferici, nuove e vecchie industrie, operai e colletti bianchi. «Vergogna, rabbia, miseria e tragedia è ciò che l’America viveva... La catastrofe economica si abbatteva sulla nazione con il sistema di welfare più inadeguato tra i Paesi dell’occi- dente industrializzato» (Badger, 1989, 14). In città piccole e grandi le file per avere il pane e davanti alle mense per i poveri divennero un aspetto comune del paesaggio urbano. In cerca di lavoro, numeri sempre più grandi di senzatetto si stipavano