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avanti muovendosi sia su una gamma più ampia di politiche che sul tema della messa a punto di un meccanismo di gover- nance. Pertanto, la strategia rimodulata di Lisbona II doveva:
1. rendere la UE un luogo molto più attraente per ricercatori
e scienziati cosi da attrarli e/o farli rimanere. Questa area di politica d’intervento doveva fare di R&D una priorità sia per i governi nazionali che per il settore privato. Inol- tre, si dovevano formulare politiche pubbliche in grado di promuovere l’uso delle ICT portandolo a diventare il mezzo diffuso per l’attività quotidiana svolta nelle inte- razioni economiche e sociali6;
2. specificare che il Mercato Unico doveva essere rafforzato con il completamento non ancora avvenuto nell’ampio settore dei servizi, tra i quali quelli finanziari e assicu- rativi;
3. attuare cambiamenti nel mercato del lavoro con la promo- zione di programmi di percorsi di istruzione permanente per le diverse fasce di popolazione in età lavorativa e an- che di riqualificazione degli anziani nel mondo del lavoro;
4. rendere fattibile la tendenza di crescita sostenibile per l’ambiente tramite la messa a punto di incentivi per la produzione e il consumo di energia rinnovabile; e
5. cambiare in maniera significativa la natura dell’approccio di governance all’attuazione della strategia di Lisbona.
3.2 L’emergere di un approccio più esplicito di governance per la strategia di Lisbona
È senza dubbio con la strategia di Lisbona II che la UE arrivò infine a voltare pagina sul tema del meccanismo di gover-
6. Questi obiettivi sono similari alla conclusione raggiunta da Florida (2002), che in ultima analisi ciò che fa da traino alla crescita regionale e nazionale è la tecnologia, il talento delle persone e la tolleranza; vale a dire che un territorio deve competere a livello internazionale per attrarre gli individui più capaci, in grado di capire l’innovazione e di realizzare risultati in nuovi campi di produzione e servizi.